NON FACCIAMO CANCELLARE QUELLA “E”

Quello che vedete sopra è il logo di Emergency.
Come si afferma sul sito ufficiale:
Emergency è un’associazione italiana indipendente e neutrale.
Emergency offre assistenza medico-chirurgica gratuita e di elevata qualità alle vittime civili delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà.
Emergency promuove una cultura di solidarietà, di pace e di rispetto dei diritti umani.
Da qualche giorno, tre collaboratori dell’associazione (di cui due medici) sono stati arrestati con l’accusa di aver partecipato a un complotto per uccidere il governatore della provincia di Helmand, quella parte dell’Afghanistan che per l’80% è ancora sotto il controllo talebano.
Lasciando da parte ogni tipo di speculazione politica -chissà perché sempre presente in Italia, in qualsiasi occasione-  l’accusa mi pare davvero ridicola.
Come si può pensare che dei medici, impegnati giornalmente a salvare vite umane, con pochi mezzi e in perenne emergenza, abbiano avuto il tempo di pensare per architettare un piano, al fine di uccidere il governatore della provincia, vale a dire l’unico “scampolo” di autorità locale con cui l’organizzazione può avere un dialogo civile?
In Afghanistan è in corso una spedizione internazionale che ha lo scopo di riportare la pace. E’ una missione di pace sì, ma condotta con modalità e mezzi gioco forza tutt’altro che pacifici.
C’è però un’altra missione, e dura da parecchi anni. E’ quella portata avanti in maniera esemplare da Emergency e votata essenzialmente all’assistenza sanitaria rivolta a tutta la sfortunata popolazione afghana, senza distinzione.
Nelle strutture di Emergency, quando arrivano feriti più o meno gravi, il più delle volte bambini, mica hanno il tempo di chiedere se siano pro o contro i talebani!
Fedeli alla loro missione, di medici in primo luogo, pensano solo a fare il loro mestiere. E’ certamente il modo meno comodo e facile per farlo -rispetto magari agli insigni primari dei nostri ospedali- ma, altrettanto certamente, è quello più gratificante se non altro dal punto di vista morale.
La funzione di Emergency in Afghanistan non è però solo “professionale”, ma grazie proprio alla professionalità dei medici che vi operano e ai loro collaboratori, l’associazione italiana ha assunto un importante ruolo sociale, specie se considerato nell’ambito della società tribale afghana.
Questa funzione è tutta racchiusa nella “E” del simbolo.
Quella “E” non è solo la semplice iniziale della parola emergency (emergenza) che, pur da sola, è estremamente indicativa delle condizioni in cui opera l’associazione.
“E” è un segno di congiunzione, cioè di qualcosa che unisce. E cosa unisce di più se non la condivisione di un’esperienza -il dolore della guerra- che accomuna bambini, adulti, vecchi, talebani, esercito, polizia e tutte le espressioni della variegata nazione afghana.
Viene il sospetto che le incredibili accuse di complotto rivolte ai tre collaboratori della nostra associazione, in verità siano esse stesse parte di un complotto più raffinato e preciso, con un solo, unico scopo: cancellare quella “E”.
E’ una cosa che non possiamo e non dobbiamo permettere.

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