IL FUOCO DELLA SPERANZA

Ciao SORELLINA…
non pensavamo che sarebbe mai arrivato questo momento…ma purtroppo e inspiegabilmente è accaduto. Adesso che di te ci rimarrà soltanto un ricordo volevamo dirti grazie per quello che sei stata per noi, volevamo dirti grazie perché grazie a te i nostri genitori hanno portato avanti la nostra famiglia, volevamo dirti grazie per ciò che ci hai dato e perché grazie a te il mio papà ha saputo dimostrare a noi figli cosa significa andare avanti legalmente, onestamente, facendo sacrifici e lavorando sodo con tanta umiltà.
Sei stata il nostro sogno, la nostra passione e sei stata parte della nostra famiglia tanto che il tuo nomignolo era “la nostra sorellina”.
Ci mancherai tanto, ma purtroppo qualcuno che non è stato fortunato come noi, che non ha avuto genitori come i nostri che gli hanno insegnato i valori come il rispetto e come la legalità, qualcuno che non ha avuto l’occasione di guardare il loro padre negli occhi e di essere fieri di lui come lo siamo noi del nostro, qualcuno che non ha il coraggio di parlare ma solo la vigliaccheria di agire dietro le spalle ha interrotto il nostro sogno, la nostra avventura…
ma sappi cara sorellina che le fiamme non distruggono tutto… forse non ti rivedremo più ma …
Chi cancellerà mai il tuo bel ricordo???
Chi cancellerà mai le tue avventure???
Chi cancellerà mai la nostra dignità???
Chi cancellerà mai la nostra storia???
Chi si può nascondere agli occhi di Dio???
Grazie ancora di tutto!!!

Oggi nostro padre e nostra madre hanno perso una figlia…noi una sorella …
qualcuno la coscienza…

Imparate a usare le parole e non l’accendino. [Giusy Alfonzetti]

L’alba scillese del 20 aprile 2010 si è tinta di rosso.
Non il rosso fuoco del caldo sole calabrese, ma il rosso del fuoco vigliacco, che ha distrutto la “Santa Lucia”, la passerella di un pescatore scillese e della sua famiglia.


Crediamo che le parole scritte da Giusy, oltre che un più che comprensibile sfogo, siano come uno specchio cristallino, che riflette a beneficio di noi tutti la dignità, il viscerale attaccamento al lavoro -considerato non solo mezzo di sostentamento per la famiglia, ma parte integrante della stessa- l’orgoglio, la forza, la rabbia e il coraggio che solo chi è umile e onesto può possedere.


Beh, Giusy e la sua famiglia tutta, ne sono l’esempio.


Certo, davanti a queste vigliaccate è difficile restare lucidi, mantenere la calma. Prevale la rassegnazione e ci si sente annientati. E’ difficile trovare la fiducia necessaria per andare avanti.


Ogni volta che accade un episodio del genere, la prima reazione, istintiva, è quella di dire: basta! non è possibile rimanere in un posto così. Andiamocene via! O, cosa ancora più pesante: non voglio che i miei figli crescano in un paese come questo!


Ecco, pur comprendendo pienamente lo stato d’animo di chi si lascia andare a queste reazioni, è doveroso riflettere e non lasciarsi accecare dall’emotività del momento.


Qualche giorno fa, ci è stato ricordato un detto scillese: si chiuri ‘na porta e si iapri ‘n purticatu. Vale a dire: anche quando tutto sembra irrimediabilmente perso, c’è sempre un’altra occasione.


L’importante è continuare a cercarla questa nuova occasione. Come? Anche con l’intervento degli amici e non solo.


Di tutte le persone che si riconoscono nelle parole di Giusy: di tutti coloro che lavorano, umilmente e onestamente, di tutti quelli che hanno una dignità da difendere. Non solo la loro, ma la dignità di un intero paese:Scilla.


Non basta riempirsi la bocca di quella solidarietà di facciata, sterile e dannosa. Occorrono gesti concreti e auspichiamo ci siano, sia da parte delle istituzioni che, soprattutto, dalla nostra comunità.


Coloro che hanno creduto di essere forti usando l’accendino al riparo del buio,  in verità hanno solo dimostrato di avere paura.Sappiano che i loro metodi nulla possono contro la determinazione di un popolo che non ha paura. Perché come disse il giudice Paolo Borsellino: “Chi ha paura muore tutti i giorni. Chi non ha paura muore una volta sola”.


Hanno “interrotto il nostro sogno, la nostra avventura…” dice Giusy.


No, Giusy, il vostro sogno e la vostra avventura non sono stati interrotti. Diciamo che… hanno fatto una sosta.


Vedi Giusy, come detto, dalle tue parole traspaiono rabbia -tanta rabbia- ma anche molto coraggio. E sono questa rabbia e questo coraggio che non devono mai mancare: a te e alla tua famiglia in questo momento particolare ma anche e soprattutto a tutta la comunità scillese che condivide i tuoi principi e che perciò non può non condividere la vostra sofferenza.


Diceva infatti Sant’Agostino: “La speranza ha due figli: una femmina, la rabbia; l’altro maschio, il coraggio”


Ecco, l’augurio che ci sentiamo di fare, alla tua famiglia e a tutti gli scillesi è soltanto uno: che non vengano a mancare mai la rabbia e il coraggio.


Essi sì, devono continuare a bruciare dentro di noi, come un fuoco: il fuoco della speranza.


La speranza in una Scilla migliore, per noi e per le nostre future generazioni.


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