Solipsismi n. 5 – Limbo

Più vado in giro, più mi guardo in giro, più mi rendo conto di non essere veramente in giro. È soltanto un fenomeno riscontrabile dalla fisica il mio calcare quella terra che in fondo non mi appartiene. Esistessero dei rilevatori meta-fisici, avrei la certezza e non più solo il rimpianto che l’altra metà del mio essere ha una residenza fissa, non si muove, è indissolubilmente radicata nell’isoletta dello spirito dove il destino ha deciso di collocarmi da principio. Perché è proprio di radici che si tratta. E non tutte sono della stessa sostanza. Quelle di cui io mi trovo munito sono estendibili all’infinito, non si spezzano, sono riavvolgenti, anche. Con cadenza fissa, mi richiamano, si tendono e mi trascinano. Come l’acqua dà nutrimento alla pianta, allo stesso modo ricevo energia spirituale e mentale dalla mia terra. È un tormento che non mi fa essere nomade fino in fondo, ed è il tormento che voglio.
E ti vorrei rinnegare, e vorrei amarti di più. Se ti voltassi le spalle sarei più libero di pensarmi e le altre bellezze del mondo non uscirebbero continuamente perdenti da paragoni finora inevitabili. Se ti amassi di più dovrei forse dimenticarmi di tutto il resto. E allora meglio questo limbo? È probabile che il tempo delle decisioni non sia ancora venuto. Non viene mai quando dovrebbe. È un permanere nell’indefinito non dettato dalla volontà, ma dalle varie necessità. Mi risulta difficile non continuare a sognare una comunità in cui ognuno sia dotato della propria dignità, nella quale sia possibile realizzare aspirazioni personali e di vita. Perché finora vivere a Scilla ha sempre significato essere fuori, essere altro, guardare da lontano senza rincorrerlo un tempo storico che si muove e va avanti. Amare questo paese fino in fondo significa dedicare la propria vita ad esso e a nient’altro. Perché questo paese ha bisogno di tutta l’energia dei suoi figli, grida, si agita e smania per l’assenza di cura, per le potenzialità inespresse, per l’abbandono che subisce giorno dopo giorno. Non so come finirà la mia storia, né quella degli altri figli, né quella della mia piccola e negletta isoletta.
Totì

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