Malaintervista: Francesca Greco svela le sue ‘Parole Mai Dette’

A pochi giorni dal lancio editoriale di ‘Parole Mai Dette’di cui potete leggere qui la recensione– Francesca Greco ci concede non la ‘razia (o forse sì?) ma una malaintervista che, pi diri veru, somiglia tanto a un interrogatorio da commissariato di PS.

Ma a nui di www.malanova.it ci piace andare a fondo nelle cose, indagare, conoscere. Pirciò abbiamo voluto saperne di più su Francesca, già da noi auguralmente ribattezzata Francynha Grecoelho.

Francesca Greco: ogni poesia, ‘na cannunata

La vedete ritratta in questa foto che esprime, da sola, il contenuto del libro. Ogni poesia colpisce, entra subito nella testa e nel cuore di chi la legge: vi sturdi com’ a ‘n corpu ‘i cannuni.

Dopo averle lette non sarete più gli stessi. Sarete più ricchi, non di sordi (chi prima o poi finisciunu), ma di emozioni, che resteranno con voi per sempre.

Se dovessimo definire il libro con una parola, beh, diremmo proprio, in tutti i sensi: è ‘na cannunata!

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In questa malaintervista, ci spiega i pirchì e i pi comu ha diffuso all’urbi e all’orbi le sue ‘Parole Mai Dette’.

Ma lasciamo parlare subito questa figghia di Calabria.

Francesca Greco, presentati alla platea webbica di www.malanova.it.

Cu’ si’?

Intanto saluto e ringrazio gli amici di “malanova.it” che non so se considerare “sprovveduti” o “temerari” per l’attenzione che mi hanno gentilmente riservato.

Più che sprovveduti o temerari, simu propriu  malamenti. Anzi, “male menti”…Dicevi?

Tornando alla domanda esistenziale che ricorda il noto quadro di Paul Gauguin “Da dove veniamo? Chi siamo ? Dove andiamo?”, credo che “chi siamo” sia quello che ognuno di noi sappia con minore esattezza per cui occorre chiederlo agli altri, sperando che non si facciano condizionare da false apparenze o prematuri giudizi, sia in positivo che in negativo.

Chi sono quindi? Una, nessuna, centomila, dipende dall’osservatore!

Più volte nel libro, fai riferimento all’amore e al desiderio di crearti una famiglia futura, che per ora esiste solo nel tuo mondo parallelo. Parlaci invece della tua famiglia attuale. Insomma, dicci un po’: a cu’ ‘pparteni?

La mia è una famiglia straordinariamente semplice, fatta di due genitori che rappresentano l’emblema dell’onestà e della verità e che hanno dedicato in toto la loro esistenza a noi figli, me e mio fratello maggiore. Se potessi esprimere un desiderio di certo vorrei la forza fisica e d’animo di mio padre e la capacità di mia madre di trovare il buono in ogni situazione, anche la più “disperata”. Non so loro come facciano, io, osservandoli, ci sto solo lavorando da un pezzo ma con scarsi risultati. Menzione speciale va poi al mio gatto, Eddie, con cui vivo “gomito a zampa” da quando avevo 18 anni!

Nel libro si alternano, comu o’ iornu ca notti, affermazioni e repentine ‘disaffermazioni’, cioè le seconde non solo contraddicono, smontano le prime. L’esempio è già all’inizio: tu sei una che cerca, ma affermi di stare cercando quello che non troverai mai, nella certezza della dannazione.

Oh, manch’ ‘i cani! E’ pessimismo calabro ‘i prima qualità o…ti spirdisti il famoso proverbio: ‘cu’ cerca, trova’?

No, no, chi cerca trova… ne sono fermamente convinta! Anche se la precarietà a 360 gradi, questo inestirpabile “male moderno”, fa si che sia incerto ed aleatorio anche l’oggetto della ricerca di molti. Tra cui il mio!

La notte: un rifugio dove nascondere i rimpianti, prendere in prestito i sogni e far svanire le ombre della realtà. Sicura che se chiedessimo a un animale notturno, non descriverebbe così il giorno?

Chiaramente ogni essere ha il proprio luogo di evasione che è speculare rispetto al luogo in cui vive la quotidianità. Un animale notturno certamente avrebbe bisogno di luce e di calore per osservare tutto da un’altra prospettiva!

Da ‘Presenza assente’: “Lei lo trova, lo ascolta anche se non lo sente, lo vede anche se è assente”. Usi la chat di Facebook? Skype? O tutt’ ‘i ddui?

Non sono così “tecnologica”, purtroppo! Credo che capiti a tutti prima o poi la sensazione di avvertire costantemente la presenza di qualcuno non presente fisicamente. Anzi lo spero, altrimenti significherebbe che dovrei iniziare a cercare una buona clinica psichiatrica!

Tu dici che la verità è un vuoto a perdere che avvicina alla saggezza. In questa terra calabra dove chi dice la verità è passatu pi fissa o peggiu ancora, considerato traditore, vuol diri chi simu propria storti?

Beh, la verità è un dono che non appartiene certo a tutti perché oscurato da falsi miti come il consenso o il potere. La Calabria ne è molto carente da sempre e la sua condizione lo dimostra palesemente. Ecco perché è preziosa ogni sorta la reazione da parte della società civile all’insegna del rispetto della legalità e del contrasto al silenzio.

Le poesie hanno tutte titoli brevi, secchi, perentori. Immagini catturate in sogno, da un treno che viaggia veloce. Ma in Calabria, i treni veloci ndi putimu sulu ‘nzunnari, o la TAV arriverà anche da noi?

Probabilmente fra qualche millennio, cercando di essere ottimista! In effetti riuscire a venirvi a trovare a Reggio Calabria da Crotone senza dovermi fare 5 ore di treno all’andata e 5 al ritorno, con vari cambi di “carrozza” a seguito, sarebbe davvero la realizzazione di un sogno!

Rimaniamo in tema di trasporti. In ‘Mediterraneo’, è espresso tutto il legame tra la Calabria e il mare che, di per sé, è un ponte naturale. Lo è sempre stato. Chi ndi facimu a fari ‘n atru, sullo Stretto di Messina?

Su questo sfondi una porta aperta con me. Non servono gli occhiali 4D per cogliere lo stato delle strade, delle ferrovie e delle infrastrutture in genere in Calabria, per cui, intervenire in questo settore, ad esempio facendo della “Salerno-Reggio” una strada degna di un paese civile o rendendo funzionali gli aeroporti esistenti solo su carta (come il “mio” di Crotone) sarebbe certo più urgente ed efficace, anche al fine di promuovere il turismo. Sorvolo poi, per ignoranza in materia, sugli aspetti tecnici che pur mi preoccupano, come la costruzione di un simile ponte in una zona altamente sismica mentre non sorvolo affatto sul timore che un’opera così imponente possa solo assorbire il denaro pubblico, pagato dai contribuenti onesti, ed incrementare i già consistenti “introiti” della grandi organizzazioni criminali.

La felicità: è il tempo strappato al nulla e la sua strada non si trova da soli. Francesca, nda duni ‘na manu?

Veramente l’intento era cercare qualcuno che desse una mano a me a trovarla! Credo comunque che la felicità vera non risieda nell’ “essere” o nell’ “avere”, quanto nel “costruire” qualcosa di solido, autentico e di complementare insieme alle persone che si amano.

Da ‘Veleno’: “io cerco un sogno…un luogo dove poter essere sé stessi” nel teatro della vita. Come hai detto anche tu all’inizio, aiva ragiuni Pirandello?

Non per niente Pirandello è considerato da molti, me compresa, il più grande scrittore italiano di tutti i tempi. Il primo ad aver perfettamente dimostrato come l’adeguamento dell’uomo alle ipocrisie ed alle convenzioni sociali sia la sua condanna ad una recita infinita che ne disintegra la personalità.

A proposito delle apparenze e del fidarsi degli altri. Dici: “Sotto il tetto del cielo di notte….Mi lascio cadere nel vuoto sperando che mi salverai”. Come sogno, è bellu. Nella realtà però, non è megghiu se, mentre cadi, cerchi mi ti teni?

Assolutamente si. Hai presente il detto “chi si guardò, si salvò”?

Come no. Cu’ si vardau si sarbau è una delle nostre parole d’ordine.

Bene, la visione romantica delle cose è bellissima, ma poco realistica, purtroppo!

Le parole più negative, più dure, le riservi e in maniera non tanto velata, alla politica e alle sue oscure ipocrisie. La prima volta che ho sentito la tua voce è stato quando, sovrastando il rumore di lampi, trona e saitti, sei intervenuta a un programma televisivo dove si parlava del programma Stages regionale e dei così detti ‘Cervelli in fuga’. A chi puntu siti?

In quella occasione (e non solo) mi partì l’embolo, tant’è che i miei amici e “compagni di sventura” mi apostrofarono come un ibrido tra una novella Wanna Marchi ed un Vittorio Sgarbi “agitato”!

Già, ricordo! Per intenderci, quello di: capra!capra!capra!capra!capra!capra!…Allora?

A che punto siamo? Ti dico solo che a novembre del 2010 è stata approvata all’unanimità una legge regionale, la n. 32, che, ad oggi, dopo quasi un anno di fermo per noi a causa di questioni burocratiche incomprensibili, è ancora inapplicata in ogni suo punto.

Per settembre p.v. ci è stato garantito che si concretizzerà una parte di quanto è sancito in tale legge, quindi inizieremo a lavorare negli Enti locali che verranno supportati economicamente dalla Regione Calabria. Mentre il buio più totale attualmente copre l’articolo 6, il più determinante per noi, quello prevede l’impiego dei fondi comunitari strutturali (che tornano puntualmente indietro per l’assenza di una seria progettualità!) per percorsi di inserimento occupazionale.

Ecco, questo sarebbe un modo intelligente non di spendere ma di investire nel migliore dei modi il denaro pubblico. Ma da noi sembra una cosa troppo difficile da fare. E la politica?

Quanto alla politica ci tengo a sottolineare che sono fiera di non indossarne alcun colore, però apprezzo e sostengo quelle persone, perché ci sono, che sanno ricoprire incarichi istituzionali e politici con umiltà e rispetto del prossimo. E se il nostro percorso, sia pure tra frane e smottamenti di ogni sorta, sta avendo un seguito è solo grazie al costante impegno della Presidenza del Consiglio Regionale della Calabria.

Cangiamu discursu. E’ megghiu.

Da “Identità”: “…puoi vedere negli occhi degli altri l’immobilismo della vita”. Se ci può essere immobilismo nella vita, ci può essere vita nell’immobilismo? Lo so, non c’entra niente con la poesia (anche se fa rima) ma cosa pensi dell’eutanasia?

E’ una questione che andrebbe sicuramente considerata con estrema attenzione sia a livello sociale che legislativo. Sono comunque estremamente contraria all’accanimento terapeutico.

Sempre a proposito di identità: tu dici che solo chi rifiuta i compromessi con la propria dignità ha un’identità. Se così è, come mai all’ufficio anagrafe la carta d’identità la danno a tutti?

L’ho notato anche io questo, sai? Dovremmo iniziare una raccolta di firme per una iniziativa legislativa popolare!!!!

Ti prendiamo in parola: dopo l’estate avvieremo la malacampagna! Ma vistu ch’è ‘stati, parliamo di cose più leggere.

Nel tuo libro appaiono riferimenti più o meno diretti a Bob Dylan, con una spruzzatina di Pink Floyd e soprattutto ai Doors. Oltre ai miti degli anni ’60-’70, che abbiamo capito ti piace un bel po’, che musica ascolti?

Fin da bambina un mio sogno era lavorare in radio (ed anche adesso, se ci riuscissi, sarei al settimo cielo!), quindi puoi immaginare quanto ami la musica. Ascolto praticamente di tutto, ma apprezzo tutto quanto non è propriamente “commerciale”.

Da ‘Incontro’: “Elegante creatura della notte…tenebra e magia si fondono in te rendendomi schiava della tua maledizione”. In ‘Sortilegio’: “Attraente creatura, quale sortilegio hai operato nel mio cuore?”. I Doors e Jim Morrison ci stimolano la curiosità: cu cu’ pratichi? Chi è il tuo sciamano?

Il mio sciamano per ora esiste solo nel mio mondo parallelo, presto o tardi sono certa che lo incontrerò ed a quel punto probabilmente mi vendicherò di tutta l’insonnia che mi ha provocato!!!

Giusto. Parliamo della tua insonnia. In ‘Sogni’ scrivi: “Quando il sonno ha equilibri fragili…puoi costruire un delirante universo…”. Francesca, a parte che se il non dormire ti fa scrivere ‘ste cose, evviva l’insonnia! ma quante ore dormi, se dormi?

Ecco, appunto, meno del necessario. Presto proverò con le tisane!

Possiamo permetterci un consiglio: prova ca calamiddha. Ma non chiddha filtrofiore, intendo quella serbaggia dei nostri campi.

Fuori dalla notte e dal sogno, ti descrivi circondata da una realtà fatta di un mare di fantasmi che ti osservano con espressioni e sguardi vitrei, ovvero il materiale più freddo, liscio e tagliente esistente in natura.

E’ proprio così, o piuttosto sei andata troppe volte al Carnevale di Venezia e a fare shopping a Murano?

Dimentichi Carrara ed i suoi marmi, anche quella è una delle mie mete preferite!!!

C’è uno dei tuoi sogni che mi preoccupa. In ‘Cavaliere’ dici: “…ho incontrato un cavaliere in sogno, unico superstite di una carneficina”. Ti prego, dimmi che non abita a Arcore e non ha ville in Sardegna!

Decisamente no. Il cavaliere di cui parli tu più che nei sogni lo vorrei vedere solo in carcere!

E non sei la sola! A proposito di cavaliere. Definisci il tuo lui come “dettaglio reciso dall’uniformità”; insieme siete parti spezzate alla ricerca dell’intero. Francesca, quando lo finirai ‘sto puzzle?

Beh, al momento mancano troppi tasselli, credo ci sarà da attendere ma confido (più che altro spero) in un’ ottima riuscita!

Una delle poesie che mi è piaciuta di più è ‘Lacrime’ e chissà per quale strano marchingegno cerebrale, mi son venute in mente le ‘bagnarote’, ovvero abitanti di Bagnara Calabra, donne notoriamente forti.

Tu dici che chi piange è talmente forte da potersi permettere, piangendo, di regalare gocce di vita agli altri.

Molte bagnarote, per mestiere, venivano chiamate in occasione di lutti a piangere i morti. Seguendo la tua teoria, possiamo dire che i parenti lo facevano nella pagana speranza di farli resuscitare?

In effetti il termine usato per descrivere queste “lamentatrici di professione” è “prefiche”…

scusa, precisiamo subito che non è ‘na malaparola scustumata…

Viene dal latino “praeficere”, ovvero stare a capo, guidare. Probabilmente l’intento dei parenti era anche quello di affittare tali “traghettatrici dell’aldilà” affinché rendessero meno dura la dipartita del caro estinto, e perché no, magari coltivando istintivamente il miracolo della resurrezione.

I tuoi pensieri sono “corde intricate”; la tua mente è fatta di “sentieri senza tregua”. Francesca, figghia, si poti sapiri chi hai nta testa?

Ti prometto che quando l’avrò capito anche io, te lo comunicherò tempestivamente!!!

Nell’ultima parte del libro ci sono poesie dalle quali traspare la voglia di andar via dalla Calabria, di andare dall’altra parte dell’orizzonte. Ma poi ti penti, dici che dall’altra parte non c’è scritto nessun destino e vuoi cercare qui qualcuno con cui “tessere una nuova tela di sguardi”. Insomma, Francesca: vai via da qui o no?

Dipendesse da me resterei, il desiderio di costruire anche un microcosmo solido ed autentico nella mia terra è fortissimo, come lo è il sogno di vederne il cambiamento, la voglia che mi ha portato a restare finora e ad intraprendere le battaglie più disperate agli occhi di tutti, amici e parenti, che univocamente non facevano altro che suggerirmi la fuga.

Vedremo come andranno le cose in futuro, se la Calabria continuerà ad ignorare la presenza mia e di tanti altri compagni e compagne come me, a malincuore, l’abbandono sarà inevitabile.

Dopo aver letto ‘Calabria egoista’, crediamo di no. Ma ci viene in mente una domanda: se la Calabria è egoista, i calabresi –inclusi noi di Malanova, per i quali Scilla è … ‘na malatia- siamo masochisti?

Me lo sono chiesto tante volte. Forse lo siamo, o forse siamo solo dei sognatori. Certo vedere la propria amata terra svuotata, bistrattata e regina di tutte statistiche e le graduatorie più nefaste, fa male, soprattutto per la sensazione di impotenza che ci accompagna nella visione. Ma il senso di appartenenza permane, nonostante tutto.

Immagini il tuo futuro come un lago da riempire. In una Calabria arsa e sempre più in via di desertificazione (territoriale, umana e delle coscienze), il problema fondamentale è uno: l’acqua, aundi ‘a pigghi?

L’acqua, la linfa vitale della nostra regione, il suo motore, sono i suoi stessi figli. Finché questa terra non capirà che può salvarsi solo evitando l’abbandono delle sue forze migliori e coltivandone i sani ideali, resterà segregata in un limbo di clientelismo e di ricatto.

L’intervista-interrogatorio è finita (menu mali! Direte voi). Grazie a Francesca per la pacenzia e per averci sopportato per un paio di giorni.

Abbiamo stuzzicato abbastanza la vostra curiosità? Ce lo auguriamo.

Ah, dimenticavo. ‘Parole Mai Dette’ termina con un augurio: che la Calabria riparta dai suoi sognatori. E allora, sogniamo!