MalaIntervista: Angela Celeste Costantino – FERITE NUDE

Continua la "caccia" del Malasito alla scoperta dei talenti reggini.

Oggi vogliamo presentare alla vostra attenzione una giovane artista reggina purosangue: Angela Celeste Costantino.

 

Lo facciamo prendendo spunto dall'ultima sua fatica artistica, la partecipazione -quale unica rappresentante calabrese selezionata-  alla Mostra d'arte contemporanea sul tema della violenza sulle donne INAEQUALIA – Il diritto di essere uguali – conclusasi da pochi giorni e svoltasi a Firenze  – presso l'ex Chiesa San Carlo dei Barnabiti, dal 6 al prossimo 16 Giugno.

L'opera realizzata da Angela ha un titolo emblematico: FERITE NUDE.

ferite nude

Si tratta di un bassorilievo che la stessa artista nella presentazione descrive così:
 

Un corpo di donna, nudo e legato, segnato sulla carne dalla violenza di uno stupro e speculare al dolore sanguinante dell’anima che, tra terra, foglie e cielo, si riflette nel simbolo dell’universo, più emblematico del mondo femminile, la luna. La luna è presente in questa atmosfera notturna con le sue luci e le sue forme che si astraggono nell’aria e sanguina, dietro questo corpo femminile delicato, che cela, volutamente, il suo volto. Il dolore di una violenza manda in frantumi ogni equilibrio della mente, del corpo e dell’anima; l’utilizzo prevalente del monocromatismo rosso, rappresentativo di ferite sempre aperte, del sangue, diviene espressione concreta e reale del significato più autentico e profondo dell’opera.

 

Non siamo certo esperti né tanto meno critici d'arte alla Vittorio Sgarbi. Piuttosto, diciamo che dal punto di vista artistico siamo delle vere e proprie capre! capre! capre!

Nonostante ciò, vogliamo qui riportare solo alcune considerazioni da puri osservatori, pronti ad accogliere in ogni caso ogni altro eventuale commento -sempre ben accetto- da parte di soggetti maggiormente qualificati.

 

E' un'opera che proprio per la comprensione immediata degli elementi che la compongono, racchiude in sé e sprigiona verso chi la guarda una molteplicità di emozioni e sensazioni, che poi non sono altro che il riflesso della particolare sensibilità artistica che l'hanno ispirata.

 

Il tema portante -la violenza sulle donne- è purtroppo di strettissima attualità, un dramma che si rinnova con cadenza quasi quotidiana.

A essere protagoniste sono la donna, la terra e la luna, vale a dire l'intero universo femminile, dominato dal rosso del sangue, segno evidente e manifesto delle ferite del corpo e di quelle dell'anima.

 

La donna e la terra sono unite tra loro da una sorta di simbiosi tra la figura femminile e la Natura.

 

Quei tralci che ne avvolgono il corpo rappresentano il contatto fisico con la Natura, ma possono essere visti anche come dei serpenti, il male che finisce con l'insidiare la donna: è la rappresentazione efficace di quello che è un atto contro Natura.

E il contatto fisico, quel legame, è talmente forte da unire il loro destino -di donna e di Natura- nel sangue, ovvero nel frutto evidente della violenza.

Così come ha violato l'ambiente, il territorio e la Natura, allo stesso modo ha finito con il violare la donna. Entrambe, donna e Natura, sono lì, indifese, sofferenti.

Può apparire solo un corpo di donna, lo stesso "oggetto" che vedono gli occhi dell'aggressore. In realtà è una donna il cui volto è nascosto, indistinto, per molti motivi:

– per la vergogna, che inevitabilmente si prova quando si è oltraggiate nella propria personalità, nella propria intimità;

– perché quel corpo di donna potrebbe avere il viso di qualunque donna e, perciò, rappresenta tutte le donne;

– perché non avere volto significa anche non una bocca e quindi non aver voce. Non potere, o meglio non riuscire a comunicare agli altri il proprio dolore che non è solo fisico ma è piuttosto dell'anima, il dolore che rimane per sempre;

-quel viso non si vede perché è rivolto dalla parte opposta rispetto al carnefice, rispetto al male. E' rivolto dalla parte da dove dovrebbe arrivare un aiuto che spesso, purtroppo, non arriva in tempo.

In questo quadro nudo, disarmante nella sua espressività, si scorge però un segnale di ottimismo. E' la luce della luna.

E' vero, la sua luce fa risaltare le ombre nella notte e fa assumere un aspetto ancora più truce a uno scenario dominato dal sangue. Allo stesso tempo però c'è un segnale di speranza, o almeno vogliamo intenderlo tale.

Sono quelle scie luminose, strette, strettissime ma ben visibili, che diffondendosi anche oltre lo scenario descritto, sono il segnale evidente che la luna, nonostante tutto conserva ancora la propria luce. E' la luce in grado di svelare gli autori di questi crimini e di porre fine al male.

La stessa luce verso cui, ci piace immaginare, è rivolto davvero il viso di quella donna, di tutte le donne.

 

Fin qui le nostre personali considerazioni.

Ma conosciamola meglio questa nostra artista.

 

ANGELA CELESTE COSTANTINOAngela, presentati agli amici del Malasito

C’è una domanda di apertura di riserva?

Parlare di me mi spiazza e mi imbarazza “leggermente…”(sono già diventata in volto rossa e viola…e non abbiamo ancora iniziato). Tutti mi definiscono una persona solare,  in realtà, chi mi conosce nel profondo, sa che sono molto riservata e abbastanza introspettiva…  ebbene si…lo confesso, il mio atteggiamento è solo uno degli escamotages per nascondere la mia ben custodita timidezza, che  porto dentro da sempre. Mi chiamo Angela Celeste ed amo i colori. Tutti i colori. Li amo fin dai primi anni della mia vita, quando, bambina di un anno, rientrando a casa dal nido, la mia mamma faceva fatica a distinguere me, da una tela colorata. Sono una decoratrice, sono innamorata della pittura e di tutto il mondo della decorazione e delle arti visive. L’arte è la mia stessa vita, non potrei immaginare una mia esistenza su questa terra, senza questo mio amato mondo artistico, che professionalmente e lavorativamente, avrà sempre la priorità su tutto,  di qualunque cosa io mi occupi  e in qualunque luogo io vada.

Sono una viaggiatrice. Entro in rapporto stretto ed empatico con culture, terre, tradizioni, suoni e profumi differenti dal mio vissuto e mi porto dentro, nel cuore e nei pensieri, ogni viaggio, ogni spostamento, che ho fatto fino ad oggi. Dico spesso, che la mia anima ha “residenza fissa” in alcuni luoghi ,particolarmente, preziosi e cari per la mia vita.

 

A proposito di "residenze fisse". Raccontaci di questa tua esperienza a Firenze. Sappiamo che per te è stato un po' un "ritorno alle origini"

Eh si! E’ proprio un ritorno alle origini. Firenze è la mia seconda città, dove ho vissuto, studiato e dove, ritrovo sempre un pezzettino di me stessa, della mia interiorità. Ritornare a Firenze rappresenta per me, una nuova scoperta, nuove emozioni e sensazioni radicate nel profondo che però, si rivelano, nuovamente, di volta in volta.

Questa recente esperienza a Firenze è stata molto importante e formativa per me, dal punto di vista artistico ma anche umano. Mentre lavoravo sulla mia opera, non ti nego, che ho sofferto un po’ fisicamente ed emotivamente, per la delicatezza e la profondità del tema, quello della violenza sulle donne, affrontato in questa mostra d’arte contemporanea. Quest’ultima opera, da me realizzata, è forse quella che fino ad oggi “ho sofferto di più e sento più mia, a livello di pelle e cuore. La mia arte, i miei lavori, hanno quasi tutti un’impronta dedicata al sociale, alla difesa dei diritti delle donne, al mondo onirico e alla luna.

Alcuni anni fa, feci una donazione di una delle mie opere pittoriche, “Un Angelo tra le Spine” all’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra, nella sede della mia città, Reggio Calabria (donai la mia opera, in questo caso, anche e  principalmente, in memoria di mio nonno. Egli fu dichiarato  grande invalido della II guerra mondiale, ferito a Tunisi nella primavera del 1943, un ordigno esplose accanto a lui, perse la vista, diventando cieco per il resto della sua vita,  ma questa è un’altra lunga storia… ) .Durante la cerimonia di inaugurazione e presentazione del mio quadro, l’emozione e la profondità della tematica, sono state al pari dell’esposizione di “Ferite Nude” a Firenze. Due giornate, quella e quest’ultima, che porterò nel mio cuore e nei miei ricordi per il resto della mia vita.

 

Questa mostra è stata l'occasione per far conoscere al resto d'Italia -e non solo- anche la nostra Calabria?

Ovviamente! Ovunque io vada, in qualsiasi parte del mondo, che sia in Italia o all’estero ,ovunque,  io porto un pezzettino della mia terra, portandomi dietro anche il grande amore misto allo sdegno per le tante problematiche sociali, lavorative, logistico strutturali, di questa mia incantevole e ferita regione.

 

Oltre che artista, sei un'appassionata militante socialista. C'è ancora spazio, soprattutto in Calabria, per le ideologie, che tutti i benpensanti/ignoranti considerano morte e sepolte?

 

Io non credo più in questa politica e in questi pseudo partiti/organizzazioni dal lontano 1993,  da 20 lunghissimi anni. Ma da  vecchia, vecchissima socialista e da cristiana  credo negli uomini, nella loro forza, nelle loro idee, nel loro agire e nella loro voglia di lottare e di cambiare per una terra e per una società più equa e più giusta. Ognuno di noi, nel proprio piccolo, con le proprie risorse e competenze, può fare tanto. Non dobbiamo scoraggiarci e cedere alle sconfitte e alle ingiustizie, ma a testa alta e con l’orgoglio e la volontà che ci hanno sempre contraddistinti, andare avanti, rialzarsi e ricominciare. E questo credo valga per ogni situazione, dura o difficile, che affrontiamo in questo lungo cammino che si chiama vita. 

 

Da artista, non vorrai di certo svelare cosa bolle nella tua "pentola artistica" personale.  Ma qualche anticipazione sui tuoi programmi futuri?

Mia madre mi definisce “un’isola” ed ha perfettamente ragione, anche in questo sono un’artista “atipica” quindi nessun problema a dirti cosa bolle nella mia  “pentola artistica” (oltre ad i miei amati legumi e le mie verdure che in tutte le stagioni,accompagnano i miei pranzi e le mie cene, essendo  vegetariana, fin dai primissimi anni della mia vita… ma anche questa è un’altra storia…) . Dunque, senza perdermi troppo, se no rischi di fare l’intervista più lunga e contorta della tua vita, ti dico subito che in primis, come sempre, ho le valigie quasi pronte, perché nel mese di luglio affronterò uno dei miei viaggi all’estero ( sempre fonte di ispirazione per i miei lavori, per la mia arte, per il mio essere artista). Andrò, questa volta, in luoghi “difficili e critici” soprattutto in quest’ultimo periodo di svolte e agitazioni politiche /religiose,  a livello mondiale. Ma la mia anima ha bisogno, di affrontare, in questa fase della mia esistenza, questo genere di viaggio, che capisco bene, non è apprezzato o capito dalla maggioranza.

Andrò a Gerusalemme e in parte della Giordania, Inshallah!

In attesa di partire, sto terminando alcune opere, per le future mostre collettive, e spero quando mi deciderò, per una personale. Sono anche in fase di ultimazione di un bassorilievo, per l’esposizione permanente, in una Pinacoteca, di una Fondazione.

 

Sappiamo che sei particolarmente sensibile al fascino di Scilla e del suo mito. Ci prometti che, prima o poi, una delle tue opere vedrà protagonista proprio il nostro paisuzzo?

Alcuni anni fa, esattamente l’8 marzo 2009, ho partecipato per la giornata mondiale delle donne, ad una estemporanea di sole artiste, nel bello e vicino paese di Bagnara, con la mia opera pittorica “Donna di Mare”. Non ho avuto ancora la gioia e l’onore di esporre nella meravigliosa ed incantevole Perla del Mediterraneo: Scilla.

Non solo lo prometto. Lo giuro solennemente!