LA SCHIZOFRENIA REGIONALE, I FIGLI RITROVATI…. E I GIOVANI D’OGGI

[fugadeicervelli15.jpg]Dal Comitato Spontaneo Ex Stagisti Lavoratori precari bacino L.R. 8/2010, riceviamo e volentieri pubblichiamo:

COMUNICATO STAMPA: Programma Stage: anche noi siamo precari!

Se non fosse tragico ci sarebbe da ridere: costretti a rivendicare la legittimazione alla condizione di precarietà certificata. Questa è oggi drammaticamente la nostra condizione.

Perché sembra avere un’evoluzione contraddittoria e paradossale la storia di noi ex stagisti, attualmente circa 350 lavoratori precari: selezionati con Bando di selezione pubblica per laureati con 110/110 (L.R. 8/2007), inseriti organicamente nella quotidiana attività amministrativa di vari Enti locali con reiterati contratti di collaborazione, considerati utili e necessari dagli enti utilizzatori, posti in una successiva situazione di standby e poi scaricati, ad incominciare da quella stessa Regione che ci aveva considerati, beffardamente, eccellenze. Spremuti e sprecati verrebbe da dire!

Il Comitato Spontaneo degli Ex Stagisti non intende dar adito a sterili polemiche o fomentare speculazioni politiche e gogne mediatiche per come accaduto in passato, ma vuole guardare con lucidità al presente per fare in modo che, anche per noi, vengano costruite meritate prospettive di stabilità.

Per questo chiediamo di non essere esclusi dalle procedure di superamento del precariato della P.A., responsabilmente avviate dalla Regione Calabria, incominciando, pertanto, dal nostro inserimento nei costituendi elenchi regionali dei precari previsti dalla L.R. 1/2014. Nei giorni scorsi, infatti, a richieste di chiarimento si è risposto con un immotivato orientamento escludente da tali procedure.

Ci preme però ricordare che è la stessa Regione Calabria, con D.G. 160 del 10 maggio 2013, ad inserirci nel “bacino di precariato consolidato”. Rammentiamo che è la stessa Regione ad inserirci nelle disposizioni in materia di lavoro e personale della L.R. 8/2010 all’articolo 14. Per quale motivo, dunque, escluderci dalle procedure di cui alla L.R. 1/2014?

Non vogliamo usurpare diritti, né metterci in competizione con gli altri precari del lavoro pubblico, viviamo tutti un’eguale condizione di disagio e vogliamo tutti concorrere all’innalzamento della qualità del lavoro nella e della P.A.. Ma rivendichiamo una estensione delle tutele ed un trattamento non discriminatorio rispetto alle opportunità.

Chiediamo alla Regione di pianificare una strategia organica e complessiva di assorbimento del precariato da cui noi non possiamo essere esclusi, perché formalmente, nominalmente e concretamente siamo dei precari.

Con senso di responsabilità, non chiediamo tutto e subito, ma pretendiamo di essere coinvolti in un processo sì graduale, ma certo e con percorsi lineari e trasparenti di stabilità.

Chiediamo che il nostro assorbimento debba essere valutato all’interno del riordino complessivo del sistema delle autonomie locali, guardando anche alla Programmazione 2014/2020, ma con l’adozione di meccanismi di mappatura (del fabbisogno, delle professionalità, delle tipologie di Enti, etc) e di assorbimento definiti ed equi.

Chiediamo alla Regione di non fomentare divisioni tra lavoratori, per come, ad esempio, il requisito delle scadenze contrattuali (poste nell’Avviso Pubblico, di cui al Decreto 377/2014) potrebbe generare, perché si rischia il cannibalismo fra lavoratori differenti ma eguali nella precarietà.

Chiediamo anche alle Organizzazioni Sindacali di farsi carico dei nostri problemi e delle nostre aspettative, di rappresentarci perché esistono interessi comuni tra tutti quei lavoratori che subiscono la medesima condizione di precarietà, incertezza, svalorizzazione delle professionalità di cui noi ex stagisti siamo una parte.

Alle stesse chiederemo un confronto per definire la presa in carico delle nostre rivendicazioni, dentro le loro piattaforme sul contrasto alla precarietà, auspicando di condividere e concordare azioni e mobilitazioni.

Aderiremo per vie legali ed innalzeremo il conflitto, se necessario, ma auspichiamo – vista la situazione generale di crisi occupazionale e sociale – che venga adottato un approccio di apertura, lungimiranza ed articolata pianificazione che non ci escluda!

Comitato Spontaneo Ex Stagisti Lavoratori precari bacino L.R. 8/2010

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Dunque, è ufficiale: ai nostri amministratori regionali, nci tagghiaru ‘a vigna!

I colpevoli pare siano stati individuati, sono i 350 ex stagisti. Se tre indizi fanno una prova, dal comunicato che avete letto sopra, è chiaro ed evidente che questi 350 giovani calabresi hanno fatto qualcosa di male, per cui devono pagare.

Eccoli i tre indizi:

1) premiati con uno stage formativo per i risultati della loro carriera universitaria, entrano a far parte della macchina amministrativa calabrese con contratti. Fanno il loro lavoro per due anni, dopo di che, “tanti saluti”;

2) nel 2010 vengono considerati personale della Regione e, dopo una dura lotta i loro contratti vengono prolungati di un anno, con una legge in extremis;

3) dopo due anni (alla buon ora!) vengono inseriti nel “bacino di precariato consolidato”. E qua ci dobbiamo fermare un attimo. No, perché l’italianu è curiusu assai: la precarietà, per definizione, non può essere consolidata. Uno o è precario –cioè in una condizione incerta- o è consolidato, cioè saldo, bellu ‘nchiuvatu ‘n terra, chi non smovi nenti e nuddhu. Più che di “precariato consolidato”, qui siamo in presenza di un “precariato cronico”, vale a dire che dura da troppo tempo, che è chiaru signu di malatia! Sennonché, con la prima Legge Regionale del 2014, si decide di fare l’elenco di questi lavoratori precari e, abracadabra, quello degli stagisti invece che “precariato consolidato” diventa “precariato invisibile”: puf! Scomparsi!!

Leggi e delibere dicono una cosa, ma nella pratica si assume un comportamento che è precisamente l’opposto delle intenzioni espresse negli atti ufficiali. Insomma, in questa vicenda, siamo davanti a chiari sintomi di schizofrenia dell’istituzione regionale, che inspiegabilmente (se non fosse per la schizofrenia) fa ricadere su questi giovani la colpa di aver tagghiatu ‘a vigna.

Nel ripercorrere la storia, è lampante che salvo provvedimenti assunti all’ultimo minuto, sugli stagisti la Regione Calabria ha dimostrato di pensarla come il ragionier D’Amore in “Totò, Fabrizi e giovani d’oggi” la pensava delle uova bulgare con le quali si preparava la colomba pasquale Cocozza, della premiata pasticceria omonima: dei 350 giovani calabresi non gliene importa, diciamo così, un così detto “fico secco”.

Ecco perché nel comunicato si chiede –ancora una volta!- espressamente di pianificare una strategia organica e complessiva di assorbimento del precariato,  e a non fomentare divisioni tra lavoratori che non sono diversi tra loro, ma accomunati dallo stesso destino fatto di precarietà, incertezza, svalorizzazione delle professionalità. Ci sembra che la richiesta sia semplice, chiara e, soprattutto, perfettamente logica.

Questa vicenda, visto che è pure domenica, fa tornare alla mente la parabola del figlio ritrovato, naturalmente riletta…alla calabrisi.

Ci sono i figli che sono rimasti sempre accanto a madre-Regione, a cui non è mancato mai niente; ci sono i figli che da madre-Regione hanno ricevuto una piccola dote di professionalità e –diversamente che dal figlio dissoluto della parabola- l’hanno fatta fruttare lontano pur essendo più o meno lontani dalla “casa di famiglia”, senza chiedere altro in cambio. Oggi, questi che potrebbero essere i figli ritrovati, non chiedono altro se non il giusto riconoscimento di essere figli della stessa mamma: la Regione Calabria.

Le giovani viti di questa vigna calabrese sono ancora qui, la vigna non è stata tagliata. Il rischio concreto però, in caso di risposta negativa –che sarebbe irrazionale e innaturale- è quello di vederla tagliata veramente la vigna, di perdere per sempre questi 350 giovani, che scapperanno a gambe levate dalla Calabria -cu tuttu ‘u rispettu p’a mamma- per guardarsi da questo atteggiamento schizofrenico che mette in pericolo il loro futuro. Altro che figli ritrovati!

Tornando a Totò e Fabrizi, diversamente da quanto accade nel film -dove alla richiesta di addivenire a un accordo, il rag. D’Amore dichiara di avere l’impressione che non s’addivenga a niente- auspichiamo solo che i “giovani d’oggi” calabresi riescano ad addivenire a un accordo con madre-Regione: riusciranno le richieste logiche a battere e sanare gli atteggiamenti schizofrenici?