I PAZIENTI ONCOLOGICI DELL’OSPEDALE DI SCILLA: ”NON CHIUDETE IL REPARTO!”

OSPEDALEVoci, sempre e solo voci. Spifferi, correnti d’aria, che fanno male, malissimo. Scilla e il suo ospedale: una battaglia senza fine!

Stavolta, a combattere contro la malaburocrazia –fatta anche di malevoli spifferi- sono direttamente i malati, in prima persona. Lo fanno, infatti, i pazienti attualmente curati del reparto di oncologia presso l’ex ospedale di Scilla. E’ un appello accorato il loro, che condividiamo e rilanciamo.

Lo facciamo, in coerenza con quanto questo sito ha sempre fatto dall’inizio di questa annosa malavicenda. Lo facciamo, ricordando alle autorità chiamate a decidere il destino di questa struttura ospedaliera, i tanti impegni presi e, finora, rimasti solo sulla carta. A poco son serviti manifestazioni, riunioni, cortei, trasmissioni radiofoniche e televisive: ‘u sceccu non vosi ‘mbiviri!

Ci auguriamo che stavolta vada diversamente. Ci auguriamo che la voce dei più deboli venga finalmente ascoltata. Non servono supermegapresidenti (regionali o provinciali); non servono managers superpagati. No, non ci servono, perché hanno dimostrato di non saperci servire.

Ci vogliono uomini. Uomini che si mettano una mano sulla coscienza e ragionino con il cervello e con il cuore, non con il portafoglio –che altri hanno bucato e stracciato, riducendolo a brandelli.

San Rocco b&wDa scillesi, permetteteci un’ultima annotazione: le strade di Scilla sono tornate a riempirsi di turisti e di scillesi residenti all’estero. Tra di loro, molti vengono, tornano, dagli Stati Uniti: sono gli stessi, o gli eredi, di coloro che hanno contribuito alla costruzione di questo nostro ospedale, intitolato proprio agli “Scillesi d’America”, in segno di perenne ringraziamento. Far sì che l’ospedale di Scilla sia ancora ospedale, che conservi le strutture d’eccellenza presenti al suo interno, è il modo concreto per continuare a dire grazie a questi nostri concittadini.

Mancano poche ore alle prossime festività in onore di San Rocco., un uomo divenuto Santo per il suo servizio disinteressato a chi soffriva del male della peste. Un uomo che negli ospedali ci andava, che con chi soffriva condivideva le sue giornate. <<Vi preghiamo di venire, di “toccare con mano”, per rendervi conto di persona>>, questo è l’invito, la preghiera, che i pazienti di oncologia fanno alle autorità, fanno a tutti noi. Ecco, non chiudere l’ospedale significa condividere la sofferenza di coloro che in ospedale ci vivono; significa condividere il lavoro di chi in ospedale presta la sua opera professionale.

Allora, cari scillesi, andiamo a toccare con mano anche noi! E’ il modo migliore per testimoniare –ancora una volta!- l’importanza del nostro ospedale. E’ il modo migliore, per noi scillesi, di onorare il nostro Santo Patrono.

Il testo della lettera:

Siamo i pazienti del reparto di oncologia dell’ospedale di Scilla, è la prima volta che scriviamo ad autorità ed è anche la prima volta che la malattia sconvolge le nostre vite e quelle delle nostre famiglie, costringendoci, dopo dolorosi interventi chirurgici, a lunghe sedute in reparto per effettuare la chemioterapia. Proprio questo reparto è diventato il nostro luogo d’incontro e di confronto: ognuno con il proprio bagaglio di sofferenze, incertezze e spesso angosce per il presente, ma soprattutto per il futuro. Quasi tutti noi siamo reduci da interventi effettuati, nostro malgrado, al Nord ma per la terapia siamo approdati a Scilla. Proveniamo da Reggio Calabria, Pellaro, Gioia Tauro, Taurianova, Sinopoli, Melito, Roghudi… Insomma da tutta la Provincia, siamo tantissimi. Perchè proprio Scilla? Qui abbiamo trovato un ambiente accogliente, medici con grande professionalità ed umanità, ogni mattina il Dott. Tropea, Direttore del reparto, ed il Dott. De Stefano, porgono una carezza, un sorriso ed un incoraggiamento a ciascun paziente, proprio nello spirito di San Giuseppe Moscati, che diceva ”io medico, tanto spesso incapace di allontanare una malattia, possa ricordarmi che oltre i corpi, ho di fronte delle anime immortali ed io loro fratello, accorro con l’ardezza dell’amore e della carità, non solo come risanatore di un male fisico”. Che dire degli infermieri? Fanno un lavoro di squadra, molto uniti tra di loro, bravi, disponibili e gentili, insomma nel rispetto dei ruoli, nel reparto si respira “un’aria familiare” che giova, emotivamente e psicologicamente ai pazienti, che non si inibiscono ad esternare ai medici, un dubbio o una domanda perchè sanno di essere ascoltati, capiti, supportati e  sopportati. I pazienti oncologici sono persone fragili e hanno bisogno di punti di riferimento validi, che infondino loro fiducia, sicurezza e speranza. I medici sono molto attenti e cercano di assicurare, entro i limiti del possibile, una buona qualità di vita al paziente sottoposto alla chemio, ricercando minuziosamente delle terapie personalizzate per ridurre le sofferenze causate dagli effetti collaterali di alcuni farmaci. Ma da qualche tempo nel reparto c’è preoccupazione perché si vocifera che verrà chiuso. Oggi, queste voci, sembrano essere, purtroppo, una certezza. Com’è possibile che nessuno pensi a noi pazienti? Perchè in questa nostra terra tutto ciò che funziona bene deve essere distrutto? Si parla tanto di premiare il merito e qui si penalizzano, da un lato un’equipe di medici ed infermieri che lavorano in sintonia e mantengono un reparto all’avanguardia e dall’altro  i pazienti, che saranno lasciati allo sbando. Vi preghiamo di venire, di “toccare con mano”, per rendervi conto di persona. Vi chiediamo di parlare con i medici, con gli infermieri, ma soprattutto con i pazienti, sono loro che giudicano i servizi. Dobbiamo evitare quelle scelte politiche sorde ai richiami dei cittadini ed in questo caso, ancor peggio, sorde ai richiami di pazienti gravemente ammalati. Sull’altare di quale principio dobbiamo sacrificare il nostro reparto? Quale principio vale più della sofferenza e della stessa vita che noi stessi mettiamo in gioco quotidianamente, lottando con tutte le nostre forze per sconfiggere la nostra malattia? Voi per primi, onorando una sana politica fatta di scelte coraggiose e responsabili, non dovete permettere che questo reparto, punto di riferimento dell’intera provincia reggina (sono molti i pazienti anche di Reggio Calabria che scelgono questo presidio…), venga chiuso. Tutt’altro! Creiamo una realtà ancora più completa e professionale, dando a medici ed infermieri tutti gli strumenti idonei per migliorare i loro servizi. Perchè non permettere a noi pazienti di fare la Tac e la Pet a Scilla, senza essere costretti a trascorrere una giornata stancante  per andare in Sicilia? Perchè i più deboli devono essere sempre i più penalizzati? Considerate che siamo:  giovani che desiderano continuare a lavorare e pagano le tasse e pensionati che hanno pagato per 36 o 40 anni la Sanità Pubblica ed ora che hanno bisogno desiderano effettuare le cure dove hanno scelto perchè non c’è alcun valido motivo  per chiudere il reparto e costringerci, insieme ai nostri familiari, a lunghi viaggi per ottenere, forse,  le stesse cure che ci vengono somministrate a Scilla. Siamo certi che comprenderete le nostre ragioni e farete il possibile per non crearci ulteriori disagi  lasciando che medici ed infermieri, a Scilla, continuino a prestare le loro valide e amorevoli cure a noi pazienti che ne abbiamo tanto bisogno.

Testo della lettera pubblicata su: http://www.strill.it/citta/2015/08/lallarme-dei-pazienti-oncologici-dellospedale-di-scilla-non-chiudete-il-reparto/#sthash.k27BuZ95.dpuf

Foto di San Rocco: Rocco Panuccio