IL #FERTILITYDAY O LA FIERA DELLA GALLINA OVAIOLA?

14212166_10210410224642751_5687738081313247811_nIl Ministro Lorenzin, mamma a 43 anni, evidentemente ha sentito il peso della sua tardiva scelta e ha deciso di istituire il #fertilityday, giornata celebrativa prevista per il 22 settembre prossimo. Bello. Bellissimo. Ma per chi?

La Lorenzin è Ministro della Salute e ha ben pensato che la salute generale del Paese si risolleverà mettendo al mondo collezioni di bambini, come schiere di nani da giardino da mettere in bella vista per rinnovare i censimenti che ne segnano un inesorabile invecchiamento. ‘Prima che sia tardi’, come recita uno degli incisi che corredano il provvedimento.

La Lorenzin è una donna all’antica (mi ricorda vagamente qualcuno che si preoccupò circa novant’anni fa di adottare politiche persuasive simili) ma che sa parlare ai giovani, per cui perché non pensare a delle accattivanti cartoline per portare avanti la sua campagna pubblicitaria da pollaio intensivo per contrastare ‘il pericolo della denatalità’?

Le cartoline… bella la clessidra in primo piano vicino lo slogan “La bellezza non ha età. La fertilità sì”, ma forse l’avrei proporzionata meglio rispetto alla signorina con la mano sulle ovaie. Non è visibile il retro ma immagino sia adesivo e sia un’etichetta su cui ognuna di noi può apporre la propria data di scadenza, attaccarsela sulla patata e avvisare così lo Sperminator di turno che è da consumarsi preferibilmente entro e non oltre un dato periodo; anche perché “La fertilità è un bene comune”, come l’acqua solo che è scelta di ognuna di noi se votare perché sia pubblica o lasciarla per un parterre riservato e privato.

Attenzione poi perché “Genitori giovani. Il modo migliore per essere creativi”, qui Le do ragione perché di creatività ce ne vuole tanta se sei giovane e precario come la maggior parte di noi sotto gli anta per poter sbarcare il lunario, perché di amore e istinto materno/paterno puoi averne anche a vagonate, ma un figlio non lo cresci a pane amore e fantasia, qualcosina in più la devi avere.

Su un punto siamo d’accordo: è necessario concentrare l’attenzione sul rischio delle malattie che impediscono di diventare genitori, qui il Ministro della Salute rientra nel Suo ruolo. Finalmente. Più che puntare il dito sull’arco temporale che ognuna di noi ha (non è detto, eh!) avrei gradito che il progetto avesse avuto come obiettivo primario lo sviluppo di ulteriori campagne di prevenzione e diagnosi delle patologie che impediscono la maternità/paternità. Sembra quasi che in Italia non si facciano figli per scarsa volontà e non perché spesso per motivi economici (sempre loro) molti non hanno accesso agli strumenti sanitari atti alla definizione di eventuali problematiche di salute. Sui tempi tecnici della sanità soprassiedo.

Ma quel che davvero mi fa girare le ovaie (mi si consenta l’espressione) è l’assoluta insensibilità verso quanti, uomini e donne, non possano avere figli o decidano volontariamente di non averne. Eh sì, perché a me, trentatreenne, di essere additata, etichettata come fossi una gallina ovaiola perché di figli ancora non ne ho non mi va. È così che mi sono sentita appena letto l’articolo di presentazione del #fertilityday: una gallina ovaiola che non ha ancora figli, che probabilmente non ne vuole, ma che chiede di essere rispettata nella sua scelta. Non tutte le donne nascono con l’istinto materno (che dovremmo anche smettere di chiamare istinto), non tutte le donne vedono la maternità come un obiettivo da realizzare (scelta che per altro reputo di puro egoismo, come se la riproduzione fosse un bollino bonus da aggiungere su una tessera per avere poi un premio maggiore), non tutte le donne scelgono di diventare madri partorendo un figlio. Sì, non so bene come dirlo alla Lorenzin, ma si può essere madri e padri anche senza metterlo al mondo un figlio.

Letizia Cuzzola

N.B.: Pubblicazione originaria: http://terrearse.it/