REGGIO, CITTA’ METROPOLINANA

Lunedi prossimo, 30 gennaio 2017, nascerà una nuova creatura.

Lo ricorda in un post pubblicato su facebook l’amico Pietro Bova.

Sulla carta questa nuova creatura ha già un nome, Città Metropolitana di Reggio Calabria. Ne faranno parte 94 comuni, suddivisi in cinque aree territoriali, ottimisticamente chiamate “Zone omogenee”: Area dello Stretto (di cui dovrebbe far parte Scilla), l’Area Aspromontana, l’Area Grecanica, l’Area della Piana e l’Area della Locride.

Nel suo intervento, Pietro Bova lamenta, giustamente, il fatto che tra le “zone omogenee” non sia stata individuata quella della Costa Viola.

Effettivamente, così come l’area grecanica possiede in sé specificità culturali rilevanti ed è essenzialmente legata dalla comune matrice di origine greca, la Costa Viola, oltre a rappresentare una continuità geografica riconosciuta su tutte le mappe del territorio italiano, possiede una serie di caratteristiche (morfologiche, culturali, paesaggistiche, economiche) che la distinguono e la differenziano da sempre rispetto a Reggio di Calabria e agli altri comuni compresi nell’area dello Stretto di Messina. E tale diversità, come giustamente afferma Pietro Bova, è stata da sempre evidenziata in tutti gli atti di programmazione e pianificazione elaborati nel corso di questi ultimi decenni in tutti i campi (dal turismo, all’urbanistica, all’agricoltura, ecc…).

L’importanza della zona omogenea è basilare, poiché essa rappresenta il nucleo di tutta l’organizzazione territoriale della nuova entità istituzionale. Infatti, come prevede l’art. 40 dello Statuto, è attraverso di essa che si prevede di realizzare “una efficace partecipazione e condivisione dei Comuni al governo della Città
metropolitana
”, costituendo “articolazione per l’organizzazione in forma associata di servizi comunali e per l’esercizio delegato di funzioni di competenza metropolitana”.

Alla fine del suo intervento, Bova mette il dito sulla piaga, ovvero sui motivi che hanno impedito il riconoscimento della zona omogenea della Costa Viola. Afferma Bova: “Oltre ad una forte e illuminata leadership politica manca la consapevolezza dell’essere diversi e i comuni interessati (in particolare Bagnara, Palmi, Seminara e Scilla) che pure potrebbero sviluppare comuni politiche di accoglienza e sviluppo turistico, per citare un solo esempio tra tanti, non dialogano tra loro nemmeno su problematiche minori”.

Le deficienze rilevate da Bova per quanto riguarda la zona omogenea della Costa Viola, sono -ahimé!- applicabili anche in altri tentativi di “associazione tra comuni” attuate nel passato più o meno recente.

Tra gli esempi più lampanti vi è il Piano Strutturale Associato (PSA).

Dovrebbe essere il nuovo strumento urbanistico che dovrebbe regolare il territorio di Scilla e, nel contempo, di altri cinque comuni associati: Bagnara Calabra, Sant’Alessio in Aspromonte, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Santo Stefano in Aspromonte, Sinopoli.

A parte Bagnara, il problema è uno, come avrebbero detto gli antichi latini: chi nicchienacchi Scilla con gli altri comuni dell’entroterra pre-aspromontano?

Scilla non ha mai avuto alcun legame né dal punto di vista commerciale o economico, né storico, fatto salvo il ritrovarsi con detti territori sotto l’antico dominio del Principe Ruffo, che era anche Conte di Sinopoli.

Il risultato è che il Piano Strutturale, a undici anni dall’approvazione della Delibera con la quale fu approvato lo schema di protocollo d’intesa per l’adesione al PSA, molti comuni devono ancora approvarne il documento preliminare. Nel frattempo, il piano regolatore vigente è decaduto (ad eccezione delle zone del centro urbano), con tutte le conseguenze che ne derivano: mercato immobiliare, edilizia ed attività annesse e connesse, tutto bloccato.

Alla luce della realtà che viviamo, mi viene da dire che nessun male viene per nuocere. E sì, perché se questi sono i risultati dell’”associazionismo”, beh allora meglio procedere da soli. Ma faremmo comunque poca strada.

Ma in quale realtà nasce questa nuova creatura?

E’ di pochi giorni fa la provvisoria soluzione della vicenda dell’Aeroporto dello Stretto: per ora, dopo un sussulto popolare, il pagamento degli arretrati da parte di Regione e Comune di Reggio di Calabria hanno scongiurato il peggio. Ma è meglio non mollare la presa, meglio continuare a rimanere vigili.

La viabilità della futura entità amministrativa è ridotta in condizioni a dir poco pessime, tant’è che solo per tappare le buche delle strade di Reggio, il Governo ha stanziato 50 milioni di euro. Fermandoci alla realtà vicina a Scilla, a parte alcuni interventi di rifacimento del manto stradale che hanno riguardato il centro urbano e Melia, con fondi messi a disposizione dalla Terna per opere compensative, la strada provinciale verso Melia è in condizioni pietose e, diciamolo, in stato di pre-abbandono, con numerosi tratti dissestati nella sagoma o che presentano muretti di protezione o muri di sostegno con evidenti segni di cedimento in corso. Se non si correrà ai ripari in tempi brevi, le conseguenze potrebbero essere molto serie.

La sanità, altro punto dolente. Anche qui, i tentativi di un’azione comune da parte di tutti i comuni della zona, fino alla Piana, a difesa dei presidi esistenti, garantendo una loro rifunzionalizzazione, sono naufragati. Cosa è stato fatto, dopo l’impegno assunto in pompa magna proprio nella sede del Comune di Scilla da parte di tutti i Sindaci presenti e del presidente della Provincia Raffa, a difesa dello “Scillesi d’America”? Nulla, assolutamente nulla. Le promesse sono rimaste tali.

Il Sindaco di Scilla, si è allineato e coperto alle decisioni regionali, allo stesso modo del suo predecessore. E’ vero, Oliverio non può intervenire direttamente come avrebbe potuto fare Scopelliti a suo tempo ma, a parte le promesse rivoluzionarie (rimaste, anche queste, inattuate), è altrettanto vero che finora nessun tentativo serio è stato fatto per garantire una sanità rispettosa della dignità dei calabresi.

Il Sindaco Falcomatà, a Scilla, ebbe a dire che lo Scillesi d’America avrebbe potuto costituire una struttura di appoggio agli Ospedali Riuniti, proprio nell’ottica della nascente città metropolitana. Salvo poi avviare -nel novembre scorso- le procedure per la costruzione di un nuovo ospedale cittadino.

In concreto, dunque, l’unico atto che avrebbe tradotto concretamente in fatto tale auspicio, è rimasto inattuato. Alla Regione giace, oramai da quasi cinque anni, una proposta di legge presentata dalla Provincia su impulso del Sindacato Autonomo della Sanità FIALS, che prevedeva l’accorpamento funzionale dello Scillesi d’America ai Riuniti.

Non se n’è fatto nulla. Interessi diversi da quelli dei cittadini ammalati e bisognosi di cure, hanno avuto la meglio: i reparti ospedalieri sono stati trasferiti a Melito. A Scilla, resta una struttura di sei piani, con qualche ambulatorio e un punto di primo soccorso, ma per il resto completamente vuota, che denota chiari segni di fatiscenza.

Solo chi non vuol vedere -e sono in tanti!- può smentire questo quadro della realtà che ci circonda.

Nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario svoltasi sabato scorso, il giudice Luciano Gerardis -presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria- ha tratteggiato con parole forti quello che è l’atteggiamento del reggino davanti a questa realtà, dichiarando che quella in cui viviamo dalle nostre parti è “Una società molle, per nulla reattiva, poco propensa a porre argine non soltanto al predominio ‘ndranghetista ma alla diffusa illegalità quotidiana che deprime la qualità della vita, quasi indolente e rassegnata ad adagiarsi su prassi quantomeno discutibili…Decenni di crescente presenza ‘ndranghetista hanno avuto effetti deformanti anche sul modo di pensare dei cittadini, quasi predisponendone l’habitus all’illegalità diffusa, nel convincimento dell’impunità”.

Davanti a questa che è la fotografia impietosa di ciò che siamo, la creatura che nasce domani è handicappata. Quella di Reggio non è una citta metropolitana, ma una città metropolinana.

Un’entità che nasce piccola, a dispetto dell’estensione territoriale (cui Scilla contribuisce in maniera importante, essendo il secondo comune per territorio).

Serviranno interventi a largo raggio per dare a Reggio un’effettiva parvenza di città metropolitana. E gli interventi, per essere realizzati hanno bisogno di risorse. Il Sindaco Falcomatà ha già firmato patti e accordi con il Governo nazionale, che faranno convergere sulla futura città metropolitana milioni e milioni di euro.

E i soldi, si sa, piacciono. Specie ha chi ha dimostrato e dimostra ogni giorno di saperli investire per il proprio tornaconto personale, come fa la ‘ndrangheta, che il procuratore Cafiero De Raho ha definito come la “Principale agenzia criminale del pianeta”.

La crescita di una città che nasce metropolinana, passa dalla presa di coscienza che essa sarà possibile solo se lasciamo da parte l’indolenza e la rassegnazione; se dismettiamo l’habitus dell’illegalità, che non porta all’impunità; se diamo nuova forma al nostro modo di pensare. Solo così potremo crescere come persone e che possano definirsi cittadini degni di una città metropolitana.