L’uomo in più

Per un uomo scoprire di voler fare a tutti i costi una cosa e non poterla fare, equivale a un suicidio. Che te la neghi il sistema o un tuo errore, che magari, fottendotene un po’ meno, avresti potuto evitare, fa lo stesso. Che si tratti di fare l’allenatore o il cantante fa lo stesso. Se te lo vietano o sopravvivi, con dentro un rimorso che non potrai più leverarti di dosso, oppure muori. La prima sorte tocca ad Antonio Pisapia, cantante in ascesa stroncato dallo scandalo di un rapporto sessuale con una minorenne. La seconda tocca ad Antonio Pisapia, calciatore brillante prima, e allenatore mancato poi. Il cantante finisce in galera e, da dietro le sbarre, trova ancora la forza di sorridere. Il calciatore si spara in mezzo a un campo di calcio di periferia. Lui la forza di andare avanti, vivo ma non a testa alta come avrebbe voluto, non l’ha avuta. L’uomo in più non è questa forza, ma il destino che guida la vita di ogni singolo uomo. Il film, bellissimo, ambientato in una Napoli ora trionfale ora spietata degli anni ’80, è girato da Paolo Sorrentino.


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