Quello che avrei voluto sentire

Ammetto di esserci cascato anch’io per un momento. Ieri, andando a leggere l’editoriale di Internazionale n. 840 firmato dal direttore Giovanni De Mauro, ho creduto per un minuto alle parole attribuite da una notizia Ansa al segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani. Peccato che la notizia era datata primo aprile e che, di conseguenza, altro non poteva essere se non un ben riuscito pesce d’aprile.
Ma il discorso ‘immaginato’ da De Mauro è quello che io, e credo tanti altri come me, non solo under 30 ma anche ex Pci e poi Pds e poi Ds e poi Pd, avrebbero voluto sentire da Bersani il giorno dopo gli schiaffi delle ultime elezioni regionali.
A me il Pd non piace, mi è bastato vederlo nascere e crescere nel mio paese e nella mia regione. Fossi costretto, forse lo voterei anche. Ma ci vuole decenza politica.
Ecco quello che avremmo dovuto sentire, e che invece puntualmente non abbiamo sentito.

“Anch’io, come Veltroni, getto la spugna. Non ce l’ho fatta. Mi dimetto. Però ho chiesto le dimissioni anche di tutto il gruppo dirigente del partito. È ora di lasciare spazio a una nuova generazione. A noi mancano le idee, non le persone: abbiamo centinaia di amministratori locali giovani, onesti e preparati che aspettano solo di mettere il loro entusiasmo al servizio del paese. Dobbiamo riaprire le sezioni, far tornare i cittadini, ricominciare a parlare con la gente. Abbiamo sbagliato a lasciare che la destra e il suo leader prendessero progressivamente il sopravvento: quando potevamo ancora fermarli, li abbiamo sottovalutati. È stata una sciocchezza. Abbiamo sbagliato a trascurare le vere emergenze nazionali: la lotta alla mafia e all’evasione fiscale, lo sviluppo del mezzogiorno, la scuola e l’università, la difesa dell’ambiente, una politica economica a favore delle donne e dei giovani. Per tutto questo vi chiedo scusa. Arrivederci”.


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