A La Rochelle

Per chi considera la vita una frenetica rincorsa verso il successo, altra strada non potrà incrociare se non quella dell’autoeliminazione. Sarà stato il più ‘lento’ dei libri che sinora ho letto di Georges Simenon, ma Il Testamento Donadieu al momento decisivo ha saputo mostrare il valore dell’autore. Il motivo è semplice, Simenon ha rispettato il copione: personaggi femminili in apparenza deboli ma sempre determinanti; intrighi e tradimenti, critiche all’arrogante perbenismo di aristocrazia e borghesia; scene di omicidi e suicidi congeniate ad arte. Ritrovarsi in tutto ciò è sempre un piacere. Se poi il romanzo, come in questo caso, è ambientato nella regione francese di Poitou-Charentes, di fronte all’Oceano Atlantico, l’esperienza, seppur immaginaria, aiuta a distrarsi dalla meccanica quotidiana di una città come Roma.
A La Rochelle, il blasone della famiglia di armatori dei Donadieu è minacciato dalla misteriosa scomparsa del capofamiglia Oscar. È l’inizio della fine di una supremazia cittadina incontrastata da decenni. Philippe, ambizioso amante di Martine, una delle figlie di Oscar, capisce che è il momento di scoprire le carte e accaparrarsi l’intera posta in palio. Fugge con Martine, la sposa e la mette in cinta. La strada per lui si fa in discesa. Uno dietro l’altro si sbarazza dei concorrenti al tesoro dei Donadieu. Ma arrivato in cima alla scalata, crolla per mano della stessa Martine. La pistola è carica all’ora della resa dei conti. Un colpo e la storia e l’onore di una grande famiglia vengono macchiati per sempre dallo scandalo.

In aula non c’era nessuno della famiglia, eppure, per tutti quanti, i Donadieu erano presenti dietro a ogni persona, ogni parola, ogni domanda. Caso volle che quel giorno, dopo molte settimane di pioggia, un sole primaverile rischiarasse l’aula del tribunale, intiepidendone l’atmosfera

Georges Simenon
Il Testamento Donadieu
Biblioteca Adelphi 192
2008
pp. 393 – 20 euro


read full article