un frame del sogno del Re Pescatore
Il Sogno del Re Pescatore
Concettina Vasapollo mi è apparsa in sogno…
Danzava come sulle note di una viddaneddha antica; danzava da sola nella campagna verde, come solo Aprile sa essere verde. Ad un tratto sbuca un teatrante, e più indietro il suo coro: indossa i panni di un re pescatore.
“Sono soltanto un principe delle Acque, mi sono perduto! Non conosco questi prati e non conosco questi campi e… volete ballare con me? Volete cantare con me?
…E ballati e ballati,
fimmini schetti e maritati
e si non ballati bonu
non vi cantu e non vi sonu
e si non ballati pulitu
‘nci lu ricu allu vostru zitu.
E sunati compari Naseddhu…
a vui compari cu tambureddu.
Mpari Peppi, mpari Peppi,
vi pigghiu la misura di li scarpi;
mpari Natu, mpari Natu,
attentu ca rruppiti lu mattunatu.
Ballunu lu palumbu e la palumba,
parunu figghi di ‘na sula mamma.
Arsira mi mangiai la liparota,
stasira nesciu e ballu la me zita…
“Un cantore o un pescatore? Chi siete davvero?”
“Ha forse importanza?”
“Vorrei sapere chi siete o magari chi avete scelto di essere…”
“Ho scelto di essere cantore e pescatore, principe e cantastorie, poeta e saltimbanco… Ho scelto di perderMi e di ritrovarVi!”
“Se è così, Vi offro il mio sorriso!”
“E Voi, Voi invece cos’avete scelto di essere?”
“Ho scelto di essere la mia stessa via verso una luce che mi scaldi”
“E dov’è quella luce?”
“In fondo agli occhi di chi mi guarda…”
Poi il cielo si fece purpureo sulla distesa verde e una nuvola del colore delle viole volò a posarsi sul capo di Concettina. Intanto il coro si muoveva al ritmo della brezza della sera che incombeva.
Una veste, molte vesti. Uno, nessuno e centomila. Insomma, è proprio necessario scegliere d’indossare un’unica divisa? Possiamo scegliere di cambiare d’abito ed essere sempre noi, al di là di ogni ragionevole dubbio? Possiamo modellare la superficie e restare coerenti alla nostra sostanza?
Io ho trovato la mia risposta, credo. Qual è la vostra?
