SANT’A’ RROCCU IN OGNIDDOVE!

 

San Rocco a marina Dopo un trionfinu da Patraternu (mi ndi pirduna ‘u Principali, ma non troviamo altra definizioni piu’ appropriata),

la festa di San Rocco di quest’anno si è chiusa con l’eccezionale spettacolo pirotecnico offerto dal Maestro Chiarenza, per il quale proponiamo fin d’ora l’assegnazione della cittadinanza onoraria scigghitana.

In un’oramai annuale sfida con la dirimpettaia festa che si svolge a Cariddi, il fuoco scigghitano ha riscosso generale consenso, scandito dai numerosi applausi che -insieme al classico “Oooohhh!” di maravigghia- hanno accompagnato ogni botta ‘i murtaru.

Numerosi i presenti sia in piazza che lungo le scalinate che discendono a Marina. Stesso spettacolo, naturalmente, ha offerto la spiaggia.

Il tutto, nonostante le “dogane” istituite ai due lati (Est e Ovest) e allo svincolo, con posti di blocco che non potevano non far tornare in mente la scena di “Non ci resta che piangere” in cui Troisi e Benigni passano la dogana: “Hei! Chi siete? Cosa portate? Sì, ma quanti siete? Un fiorino!”

Ma per le polemiche ei rimedi c’è tempu. Rassamu stari ‘i dogani scigghitani e turnamu a’ festa.

SCILLA'S EMBRACE Anche quest’anno, attraverso i canali webbici, oltre che a Scilla l’evento è stato seguito con particolare attenzione e affetto dagli scillesi emigrati, specie da quelli al di là dell’Oceano Atlantico, nel continente ‘mericanu che, per due giorni, è sembrato essere più vicino di quanto in effetti non sia.

E non appena in rete sono cominciate a circolare le immagini del trionfino -il momento più spettacolare della festa e il più sentito da ogni ‘ndiginu scigghitanu- ecco giungere i primi commenti, carichi di una speciale, comprensibilissima emozione.

Tra tutti, ci ha colpito la testimonianza di Gianluca Penna, emigrato a New York, tra l’altro anche portatore della statua di San Rocco.

Ecco le sue parole arrivate via face book a commento del trionfino

imageGRAZIE GRAZIE GRAZIE..Lacrime nei miei occhi…. mi serviva proprio questo video, mi sento di aver fatto parte anche io all’evento…. ho passato questo weekend [della festa] con il fazzoletto al collo in giro per Manhattan, per sentirmi vicino a San Rocco anche da così lontano… non porto in spalla il Santo da 3 anni ed è sempre più dura dimenticare, è l’unico momento in cui mi sento seriamente religioso… OGGI E SEMPRE!!!!! EVVIVA SAN ROCCO!!!!!”

Ce lo immaginiamo, Gianluca, andarsene peri peri per Manhattan con il fazzoletto amaranto che contraddistingue i portatori della statua di San Rocco. Ed è un’immagine bellissima!

E, anche a New York, città dove ognunu si vesti comu voli e non ci avi a dari cuntu a nuddhu, la cosa non è passata inosservata.

Infatti, qualcuno, incuriosito, ha fermato Gianluca e ha chiesto il perché del suo speciale abbigliamento. Ecco il dialogo tra Gianluca e ‘u ‘mericanu , che per comodità traduciamo nel nostro tradizionale italietto (cioè l’italiano-dialetto che usiamo nei post del malasito).

-‘U MERICANU: "Cos’è quello?? Nu foulard?"

– GIANLUCA: “NO….questo è qualcosa che non puoi capire. Non è un foulard, questo è il Santo Patrono della mia città in Italia. Questo è come il mio DIO. . . “

-‘U MERICANU: “Aaah.. è come la festa del Ringraziamento qui?”

A ‘stu puntu, ci possiamo solo immaginare ‘u bugghimentu di sangu che deve aver provato Gianluca. Sant’à Rroccu paragonato a quella che i nostri scigghioamericani comunemente chiamano “a’ festa ra iaddhina” (cioè del tacchino)?? Non sia mai!

E infatti, Gianluca così risponde:

-GIANLUCA: “NOOOOO… Senti bellu, tu e tutti i ‘mericani ra ‘Merica non capirete mai cosa sia la Religione e l’amore per un Santo…”

-‘U ‘MERICANU (rindendusi cuntu chi ‘a sparau ‘rossa): “Ohh, sì, noi non abbiamo queste cose!!!.. “

“Cose”? Ccà ‘u bugghimentu, inveci mi passa, ‘ddivintau cchiù forti!

-GIANLUCA: “Senti bellu, questo non è una cosa, questo è un Santo, è più di ogni cosa….!”

Sulu cusì, ‘u ‘mericanu si stuppau. Ha finalmente compreso che pi nu scigghitanu, San Rocco viene al di sopra d’ogni cosa, poiché è accanto a Dio.

Concludiamo ribadendo un suggerimento che avevamo proposto anche in passato. Nei giorni che hanno preceduto la festa, a cura dell’Associazione Emigrati Scillesi, si è svolto come ogni anno, l’incontro con i nostri emigrati tornati al paesello giusto per la festa.

Poiché internet è oggi il mezzo più veloce, sicuro ed immediato per raggiungere chi è lontano da noi, perché non pensare a utilizzarlo per incrementarne l’attività ,senza limitarla a una sola occasione ogni anno, per mantenere ancora più saldi i legami tra Scilla e chi ne è lontano, sia pur solo fisicamente ma mai con il cuore?

Ce lo auguriamo vivamente. Le parole di Gianluca sono estremamente rappresentative dei sentimenti che albergano nell’animo di tutti gli scigghitani lontani. Per intanto, nel nostro piccolo, attraverso Gianluca, li salutiamo: quelli negli States (New York, Port Chester, Rye Brook, Mount Kisko e l’intera contea di Westchester dove si concentrano la maggior parte dei nostri paisani ‘mericani), i canadesi a Toronto e, con loro, tutti gli scigghitani sparsi in ogni angolo del globo terracqueo.