SALVATORE ANNALORO: IL 20 GENNAIO 1962 DI UN’ANIMA BELLA

 

[cover] Salvatore Annaloro - 20 Gennaio 1962 Prosegue il viaggio del Malasito alla scoperta dei talenti calabresi.

Quella risorsa aurea che la Calabria sembra voler celare all’ombra del grande massiccio aspromontano o delle montagne della Sila.

Ma poi, come le montagne si addolciscono e svelano la propria bellezza degradando verso il mare, allo stesso modo da quella che sembra una regione dura, arcigna, impenetrabile, spuntano queste preziose pepite d’oro, anime belle –nel senso più puro del termine- capaci di farti aprire gli occhi sulla quotidianità, su quello che ci accade ogni giorno.

Salvatore Annaloro è una di queste pepite, un’anima bella.

Nella breve presentazione che fa di sé sul suo sito,  con la sincera modestia che contraddistingue le persone intelligenti, dice: “Io sono solo quello che vedete niente più …. uno schiacciapidocchi”.

Ma chi di noi non è ciò che gli altri vedono? A volte però, come nel caso di Salvatore –Saso per gli amici- oltre quello che si vede, c’è molto di più.

Ed in effetti, sotto quella folta criniera “portapidocchi” da schiacciare, si nasconde un cervello fino, poliedrico, multiforme che chi conosce il soggetto di cui stiamo parlando, non può far altro che apprezzare fin da subito.

Nel video che ha accompagnato l’uscita del suo primo singolo “20 Gennaio 1962”, Salvatore viene presentato come “Autore, compositore, poeta, Caronte”

Già, proprio come Caronte, in questo suo singolo Saso Annaloro ci trasporta,

Nei boschi cedui, incolti o sterili,

nei borghi e per i vicoli

e nell’immenso mare di Calabria

Da sensibile cantore qual è, fa soffermare la nostra attenzione sulla bellezza del paesaggio che ci circonda (cui colpevolmente non prestiamo mai la dovuta attenzione), facendoci incontrare chi questo paesaggio lo popola: gli uomini con i calli dietro ai gomiti e i visi abbronzati dalla sabbia.

Ma la prima domanda che ho rivolto a Saso nei giorni in cui preparava l’uscita del disco, è stata questa: cos’è successo il 20 Gennaio del 1962?

Nella canzone non viene rivelato, come a voler tenere dentro di sé un doloroso segreto.

Ma noi del Malasito di queste cose ce ne intendiamo. E dopo aver fatto rivelare “Parole Mai Dette”, siamo riusciti a farci raccontare dallo stesso Saso anche questa storia vera “non raccontata”, cosa si cela dietro questa data e cosa abbia rappresentato per lui.

Ne sono rimasto sorpreso. E’ un racconto molto personale, duro, crudo, ma perfettamente rappresentativo di quella che è la storia difficile, terribile, della nostra terra calabra.

Il 19 Gennaio del 1962, il nonno di Salvatore Annaloro viene barbaramente assassinato a colpi di fucile in un terreno di sua proprietà che, di lì a poco –insieme ad altri beni- passeranno in mano a gente avida, senza scrupoli, che non si fermerà nell’imporre la propria legge.

La famiglia di Salvatore, estranea a questi metodi e a questa mentalità che ancora oggi ci costringe a rimanere sospesi tra il futuro e il medioevo tribale, emigra.

Questo drammatico evento ha rappresentato un avvenimento di fondamentale importanza nella formazione di Saso Annaloro.

Il 20 Gennaio 1962 è  dunque il “Day After”  per la sua famiglia, che ricostruisce con pazienza e sacrificio ciò che mani assassine avevano cercato di negargli: il futuro.

Degli assassini del nonno, nessuna traccia: non sono mai stati trovati. Anni dopo, la famiglia di Salvatore ha invece trovato la forza di tornare in Calabria.

Ecco perché, ancora oggi, a quasi cinquant’anni da quel 20 Gennaio 1962, Saso si chiede con forza: “Dove sta la verità?”

E la risposta, che non hanno saputo dare né la giustizia, né tanto meno i politici che quella giustizia tante (troppe volte) hanno predicato di voler cambiare e migliorare, ma invano.

Da qui scaturisce la naturale voglia di riscatto. “Questa canzone –dice Saso- è quello che sentite ogni volta che c’è una difficoltà e trovate il coraggio per andare avanti”.

Da qui scaturisce la rabbia di chi non si nasconde, espressa nella canzone dagli intermezzi rap, che però dura solo un istante e malgrado tutto, sfocia in un sorriso amaro:

Solo un sorriso che s’infrange sulla sabbia

sapore amaro per chi tace e per chi canta.

Solo un istante per la mia rabbia,

solo un minuto in cui rimango spento e chiuso in gabbia

io non nascondo la mia testa nella sabbia

è la mia anima che salpa.

Ecco che il nostro cantore torna a essere Caronte.

Saso salpa, continua a navigare verso il futuro, e dice: “Le cose che ci succedono, passano. E il nostro modo per superarle è credere nel futuro.

Ma chi può farci credere nel futuro?

Nel dare la risposta, Saso fa riecheggiare le parole di Fabrizio De André e la sua figura umana di Dio, che si manifesta “negli stupidi, nei vecchi, nei disabili, nei bar con le troie di provincia.”

Cerchiamola dunque la verità, scoviamola e andiamo avanti verso il futuro, senza aspettare che qualche “santo” faccia il miracolo per noi, ma consci del fatto che, come dice Saso: “Non esistono miracoli, oltre quelli che facciamo per passare la giornata”.

Scarica gratuitamente “20 Gennaio 1962

Il testo della canzone [courtesy of Albanese, Annaloro, Campolo]:

“20 Gennaio 1962”

–di Albanese, Annaloro, Campolo

“Dove sta la Verità?”
Chiusi nel cervello la complessità!
“Dove sta la Verità…”
un istante o un’alba ancora per distinguerla
Ma io non credo nei miracoli,
nei santi, nei capitoli politici di destra e di sinistra
Credo allo sguardo degli uomini,
ai calli dietro ai gomiti
e ai visi abbronzati dalla sabbia.
Ed il mio Dio sta negli stupidi,
nei vecchi, nei disabili,
nei bar e con le troie di provincia.
Nei boschi cedui, incolti o sterili,
nei borghi e per i vicoli
e nell’immenso mare di Calabria.

Immenso mare di Calabria
è solamente un’altra
storia di passione della mia anima che è stanca,
una mente che salpa
non importa dove va
una meta vale l’altra.
Spero ancora
di tornare a sorridere
consapevole che
lo Stato non può vincere
è solo un’anima che pattina
che scivola sul sangue e su una lacrima.

Ma io non credo nei miracoli,
nei santi, nei capitoli politici di destra e di sinistra
Credo allo sguardo degli uomini,
ai calli dietro ai gomiti
e ai visi abbronzati dalla sabbia.
Ed il mio Dio sta negli stupidi,
nei vecchi, nei disabili,
nei bar e con le troie di provincia.
Nei boschi cedui, incolti o sterili,
nei borghi e per i vicoli
e nell’immenso mare di Calabria.

Solo un sorriso che si infrange sulla sabbia
sapore amaro per chi tace e per chi canta.
Solo un istante per la mia rabbia
solo un minuto in cui rimango spento e chiuso in gabbia
io non nascondo la mia testa nella sabbia
è la mia anima che salpa.


Ma io non credo nei miracoli,
nei santi, nei capitoli politici di destra e di sinistra
Credo allo sguardo degli uomini,
ai calli dietro ai gomiti
e ai visi abbronzati dalla sabbia.
Ed il mio Dio sta negli stupidi,
nei vecchi, nei disabili,
nei bar e con le troie di provincia.
Nei boschi cedui, incolti o sterili,
nei borghi e per i vicoli
e nell’immenso mare di Calabria.
Dove sta la verità?

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