REGIONE CALABRIA: FAVI, PISELLI E… MACCARRUNI

 

imageIn quale regione d’Italia possono permettersi di pensare alle fave e ai piselli, piuttosto che al bilancio?

In Calabria, of course!

Appena due settimane fa, la Corte Costituzionale con la sentenza n° 310/2011 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di ben 7 artcoli (su 52 disposizioni) della Legge Regionale n° 34/2010 – Collegato alla manovra di finanza regionale per l’anno 2011.

Gli articoli “presi di mira” dai giudici delle leggi, sono quelli che riguardano incarichi dirigenziali conferiti a soggetti esterni per la copertura dei posti vacanti, copertura dei posti di qualifica dirigenziale e assunzioni in varie forme, ritenuti illegittimi perché contrastanti con i principi fondamentali in materia di coordinamento della finanza pubblica, vuoi perché prevedono procedure a dir poco “atipiche”, dimenticandosi delle normali procedure di selezione. Per la serie: il concorso, questo sconosciuto.

Altra norma sotto giudizio, quella che prevedeva la compatibilità tra le cariche di presidente ed assessore della Giunta provinciale e di sindaco ed assessore comunale con la carica di consigliere regionale. E’ stata dichiarata incostituzionale poiché, oltre a essere in contrasto con la normativa statale in materia elettorale, lede il principio di eguaglianza tra i cittadini nell’accesso alle cariche elettive. Decade così uno dei “privilegi” che i ….soliti noti si erano auto-concesso.

E pensare che la Regione Calabria si è dotata di un “Comitato per la qualità e fattibilità delle leggi“, il cui compito dovrebbe essere quello (dichiarato) di innalzare “il livello della qualità ed efficacia della legislazione calabrese”.

Purtroppo, a causa dei tagli alle spese cui la Regione sarà obbligata dagli attuali “chiari di luna”, il Comitato lavorerà solo fino a dicembre 2012. Considerati i risultati, invece che purtroppo, dovremmo dire per fortuna!

Ma noi calabresi siamo furbi, …per questo, mentre il bilancio lo lasciamo valutare alla Corte Costituzionale (che ci possiamo mettere a perder tempo ad esaminare il bilancio noi?), ci dedichiamo a progetti di legge di ben altra qualità, appunto.

Come, per esempio, la Proposta di legge n. 77/9^, il cui fine, sancito nel primo articolo, è quello di “Salvaguardare, sostenere ed incrementare la coltura, la produzione e la commercializzazione di fave e piselli nel territorio dell’Alto Ionio cosentino”.

imageVisti i personaggi che han discusso e approvato questa legge, mi viene in mente però una proposta che potrebbero prendere in seria considerazione, poiché non faticherebbero a scriverla a loro immagine e somiglianza: ci vuole una legge per la valorizzazione ri maccarruni…’i casa!

(foto da http://www.sgroppino.altervista.org/5.htm)

Restiamo in fiduciosa attesa. Per intanto, non ci resta altro da fare: iamu zzappamundi u favu!!

La (mala)sorte, beffarda, ha voluto che l’ ortalizia proposta di legge fosse discussa dal Consiglio Regionale proprio quando il suo proponente, l’on. Francesco Morelli, non ha potuto essere presente in aula, in quanto arrestato poiché accusato di aver favorito un clan della ‘ndrangheta, con ramificazioni a Milano.

Ebbene sì, la Lega si può mettere l’anima in pace. Dopo l’ultima operazione di pochi giorni fa (ma si può tranquillamente prevedere che ce ne saranno altre), è confermato: oramai Milano è come la Calabria.
Ma qualcuno l’aveva previsto, Totò.

Mi torna in mente una frase di “Totò, Peppino e… la malafemmina” (anno 1956), nella scena in cui Antonio Capone -con tanto di carta geografica (capovolta) sul tavolo- spiegava la geografia al fratello Peppino Capone: «Milano? Come, non sai dov’e’ Milano? Milano e’ la capitale della Calabria!» Aveva capito tutto, con quasi sessant’ anni di anticipo!

Certo, vedere coinvolti in maniera così diretta e pesante, i rappresentanti di quella giustizia che dovrebbe tutelarci, non può che lasciare sgomenti. A prescindere dalle responsabilità personali di chi è oggi oggetto di indagini, è tutto l’apparato giudiziario che, volenti o nolenti, ne esce “ammaccato”.

Finché si parla di connivenze, di condotte equivoche, ecc., finché si riempiono giornali e libri di analisi sociologiche utili sì ma che vengono spesso dimenticate, è un conto. Ma quando ti vedi davanti fatti, nomi, circostanze provate, dimostrate o dimostrabili, beh, allora lì vacilli.

Qualche certezza che prima avevi, comincia a venir meno.

Dall’altro lato, però, vedi le facce di continua a lottare senza sosta, ogni giorno, cercando di far valere quella “ragion di stato” cui tutti ci aggrappiamo.

Lo Stato è forte, ha i mezzi, ha le leggi, ma ha anche un limite: è fatto di uomini. Lo Stato sarà forte finché ci saranno uomini forti, capaci cioè di sopportare il dolore, sì, il dolore di doversi accorgere di essere attorniato da colleghi che, in realtà, tentano di vanificare anni di lavoro e si rammaricano di non aver scelto strade diverse da quelle della legalità. Non hanno avuto, personaggi del genere, nemmeno questo coraggio di scegliere da che parte stare. Vivono nell’ombra, in quella zona grigia che gli uomini forti -e ce ne sono- stanno cercando di cancellare.

C’è stato chi si è lamentato del fatto che in Consiglio Regionale quasi non si sia fatto alcun cenno all’ennesima vicenda giudiziaria di ‘ndrangheta che vede indagati anche dei politici.

Ma diciamoci la verità: a cosa servirebbe un dibattito in Consiglio Regionale? Sarebbe un’inutile esercizio di "smarcamento" da comportamenti che dovrebbero essere del tutto estranei a chi amministra la cosa pubblica (e almeno a parole, lo sono), ma la cui esistenza e realtà vengono provate e dimostrate quasi ogni giorno dopo dalle indagini giudiziarie.
Vi è perciò una grande amarezza nel constatare che nei fatti, alla fine, non si fa altro che continuare a girare e rigirare il coltello dentro una piaga già aperta da tempo, che rischia di divenire ancora più ampia e che soprattutto, ormai quasi non sanguina più.