Mal’8Marzo: magari non c’è niente da festeggiare, ma almeno ricordiamo tre donne che ci fanno ancora sperare.

 

..aderiamo convintamente e prontamente all’iniziativa del Quotidiano della Calabria lanciata dal direttore Matteo Cosenza di dedicare questa “festa” o come vogliate chiamarla a tre DONNE che hanno datto la VITA.. per NOI.

 

tre_foto_e_una_malamimosa_2012jpg

 

«Giuseppina Pesce viene arrestata il 28 aprile 2010 per associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta "All Inside" contro il clan dei Pesce di Rosarno. Il 14 ottobre 2010 Giuseppina Pesce si pente e inizia a collaborare con la Dda di Reggio Calabria. Il 24 novembre 2010 scatta il blitz determinato dalle dichiarazioni di Giuseppina. Il giorno prima si erano chiuse le indagini di "All Inside 1" e "All Inside 2", si annunciava così un unico maxiprocesso con quasi cento imputati. Il 16 aprile 2011, grazie alle dichiarazioni di Giuseppina, vengono arrestate sua madre Angela Ferraro e la sorella Marina. Lo stesso giorno l’avvocato Giuseppe Madia, nuovo difensore della Pesce, annuncia che la sua assistita ha smesso di collaborare e che sta ritrattando. Il 28 aprile l’avvocato Madia rende nota una lettera nella quale Giuseppina afferma di essere stata costretta dai magistrati a dire cose non vere. I magistrati, secondo quanto riporta (…), l’avrebbero velatamente minacciata di non farle vedere i figli e le impedivano di curarsi in carcere. Il 30 aprile il Quotidiano smentisce la versione e pubblica i pareri positivi della Procura alle visite dei figli e il trasferimento al carcere di Opera dove c’è una struttura sanitaria che consente le cure. Il 1° maggio (…) lancia una campagna contro "i giornalisti accovacciati dietro la porta dei pm" e spara a zero contro i magistrati con pezzi ripetuti di (…). L’11 giugno Giuseppina viene nuovamente arrestata per evasione dagli arresti domiciliari. Il 21 luglio esce la notizia che la Pesce torna a collaborare. Il 21 settembre escono i verbali di Giuseppina, che ammette di essere stata costretta dai propri familiari a dire che i magistrati l’avevano costretta a pentirsi. Afferma anche che la lettera fatta avere dall’avvocato Madia a (…) era falsa, e che la pubblicazione era stata concordata con (…). Lo stesso giorno arrivano le condanne (fino a 20 anni di carcere) degli imputati processati con l’abbreviato di "All Inside". Le dichiarazioni della Pesce sono tutte riscontrate. Maria Concetta Cacciola decide di pentirsi a fine aprile scorso, seguendo le orme della cugina Giuseppina Pesce. I primi di agosto lascia la località protetta e torna a Rosarno dove aveva lasciato i figli. Il 20 agosto si suicida ingerendo l’acido muriatico. Pochi giorni dopo la morte i familiari danno alla stampa la lettera e la registrazione con la quale la Cacciola accusa i magistrati di averla costretta a parlare. (…) lancia una campagna contro la magistratura (ci sono una quindicina di articoli sull’argomento). Oggi si scopre che anche la Cacciola era stata costretta a ritrattare e che la lettera e la registrazione erano costruite ad arte per essere date in pasto alla stampa». Qui finisce la scheda del collega Baldessarro che lascia poco spazio ai commenti. Una sola notazione: qui non è in gioco una partita di calcio (e la cosca Pesce controllava anche questo mondo) tra due squadre mentre sugli spalti – come ha spiegato il procuratore Giuseppe Pignatone nella sua “lezione” all’Unical – ci sono gli spettatori che eventualmente tifano per l’una o per l’altra. La partita drammatica si stava svolgendo in quel mondo schifoso nel quale hanno avuto la sfortuna di nascere Giuseppina Pesce e Maria Concetta Cacciola e, ricordiamola, Lea Garofalo. Se bisognava stare dalla parte di qualcuno non bisognava avere dubbi: bisognava stare dalla parte dei più deboli. E i più deboli erano quelle donne che, a costo di un travaglio tremendo, alla fine avevano deciso di rompere con le loro famiglie e di scegliere la strada della legalità e della giustizia pagando per questo due volte: trovando la morte o minacciate la vita loro e dei loro figli, e infilate con cinica perfidia in un vortice più grande della loro fragilità.

dall’articolo del Quotidiano della Calabria: Il simbolo dell’8 marzo – Tre donne coraggiose del 13/02/2012.

 

wonder-woman-8-marzo-mimosa

..LE DONNE CI SALVERANNO!