RICORDANDO GLI OLTRE DUE LUSTRI DI ATTIVITA’ PER LA RICOSTRUZIONE DELLA CHIESA DI SAN ROCCO IN SCILLA*

In occasione delle attuali celebrazioni del venticinquennale dell’inaugurazione del tempio del nostro Santo Patrono, è doveroso andare con la mente alla sequenza di accadimenti che, in rapida successione, si verificarono principalmente dal 1970 in poi, esaltandone gli episodi principali con qualche considerazione iniziale

Chiesa San RoccoA distanza di poco più di venti anni (costituzione nel 1949 dello Scilla Community Hospital Found) dall’avvio della poderosa attività di raccolta fondi per la costruzione di un ospedale a servizio della loro comunità di origine, inaugurato nel 1956, gli scillesi d’America replicano la loro generosa attività a favore del proprio paese impegnandosi, attraverso i comitati di Port Chester e Toronto, per la ricostruzione della Chiesa del loro Santo Patrono danneggiata sia dal terremoto del 1908 quanto dagli eventi bellici.

E’ stata un’altra pagina da consegnare alla storia, non solo di Scilla ma della nazione intera, come esempio di attaccamento alla loro terra dei propri cittadini emigrati all’estero.

Come pure, nell’esaltazione dei valori identitari, esempio di attaccamento ai beni parrocchiali ed esercizio di fede e devozione nel Santo Patrono, è stato quello dimostrato dai vari componenti il Comitato costituito a Scilla che, in tanti anni e tra alterne vicende, nei suoi diversi esponenti, coordinò tutta l’attività di raccolta fondi e si fece carico anche degli indispensabili rapporti con i vari organismi, maestranze e ditta esecutrice.

Ovviamente, l’opera di ricostruzione ebbe un felice esito grazie alla generosa risposta della popolazione scillese, che ha dato una ulteriore prova, in quella circostanza, di forte attaccamento al proprio Santo Patrono e di elevato senso civico, rappresentando un fulgido esempio di corale operatività per le generazioni future.

Va sottolineato, altresì, che certamente oltre la norma è stato l’impegno dimostrato dai parroci che si sono succeduti, poiché è grazie al loro infaticabile lavoro ed alla felice sintesi delle loro abilità, che si è potuto coronare il sogno di tante generazioni di scillesi.

E’ stata di circa un miliardo e 400 milioni di lire la somma raccolta dai tre comitati di Scilla, Toronto e Port Chester, sui due miliardi 113 milioni complessivamente spesi, con una accelerazione esponenziale negli anni a cavallo l’inaugurazione dell’agosto 1990, in una gara di generosità che ha visto pure numerosissimi anziani impegnare, per lungo tempo, parte del loro assegno mensile della pensione, e componenti del Comitato, oltre che con le mensili sottoscrizioni, esporsi, con proprie risorse personali, a garanzia dei debiti contratti.

La chiesa prendeva forma, ritornando -quanto meno all’interno- al proprio stato originale ante terremoto del 1908 mentre, in progress, affluivano le provviste economiche necessarie da ogni dove.

Attorno al lavoro di ricostruzione del proprio tempio il Santo Protettore favorì, seguendo lo schema divino, il riunirsi in una cosa sola delle proprie tre comunità più importanti, separate geograficamente nel mondo e distanti anche tra generazioni.

49636_chiesa_san_rocco_scillaAnche l’ultima facciata, quella definitiva -che richiama con l’ampio frontone classico piacentiniano il gusto nei secoli precedenti la cristianità- guarda caso, è la terza che si affaccerà, per i secoli a venire, nella omonima piazza.

La vicenda dell’ospitalità generosamente offerta alla locale Filodrammatica -che si cimento’ in diverse rappresentazioni, sia in Toronto quanto in New York- ha rappresentato il suggello sociale e culturale all’intera irripetibile e commovente attività dei rapporti con i nostri emigrati, che ha cementificato anche i rapporti individuali e i legami tra comunità, riverberandoli nei tempi futuri.

In definitiva, unitamente alla chiesa, in quei venti anni di attività venivano ristrutturati anche i legami sociali e, "nel fare", rafforzata la fede, per come indica e ammaestra la tradizione.

Rammentarli adesso, quegli episodi, non significa "celebrarli" ma rappresenta un modesto contributo perché non se ne perda memoria.

Ma la memoria, per una comunità viva, per non correre il rischio di essere scambiata per nostalgia, deve costituire pungolo ed incentivo per chi opera nel presente, per rilanciare quel "comune sentire", che oggi rammentiamo, nel cimento di ulteriori esperienze e nuovi risultati da raggiungere.

La memoria non è polvere al vento, ma argilla da rimodellare in sempre nuove forme.

E uno dei tanti mezzi, non può non passare per il rilancio e la riorganizzazione dell’associazione per i rapporti con gli emigranti, costituita in quegli anni.

Se ci guardiamo attorno, gli obiettivi importanti per questa parrocchia non mancano: dalla definizione dell’ornamento della facciata con gli episodi di vita del Santo -per rimanere in ambito di questa chiesa, al completamento della chiesa-baracca di S. Giovanni ed alla stessa facciata della chiesa madre, ancora allo stato rustico, quindi da completare dopo ben 50 anni dalla ricostruzione di quella chiesa.

Le facciate dei templi, quindi delle chiese, sin dall’antichità, rappresentavano l’orgoglio delle comunità che con queste si interfacciavano ed era un gareggiare a chi li faceva più belle; il non avvertire oggi tale esigenza come impellente, costituisce uno dei tanti segnali dell’affievolirsi del senso comune e dell’attaccamento ai valori identitari.

Ecco perché di queste cose bisogna parlarne.

Le cose si fanno se ce quel positivo "comune sentire" che poi dà spazio ed alimento alla provvidenza divina, che aiuta nell’individuare le attività idonee e nell’affidare, a seconda delle individuali virtù, all’opera dei singoli i compiti pertinenti per raggiungere i risultati posti.

Elencare i componenti dei tre comitati maggiormente rappresentativi delle attività svolte (diversi protagonisti, doverosamente annotati, emergono comunque dalla ricostruzione testé fatta, dopo 25 anni, delle varie fasi di lavoro espletate nel tempo) o i singoli benefattori costituirebbe in questa fase esercizio assai periglioso, tanto lunga è la lista delle persone interessate e, per l’aspetto economico, soprattutto irriguardosa delle assai più numerose schiere di fedeli residenti a Scilla o scillesi sparsi nel mondo intero, che nel riserbo e con significativi sacrifici, contribuirono a rendere decoroso e degno il luogo di culto del loro Santo Protettore.

Sono sempre i dimenticati, quelli senza nome ad operare più efficacemente ed è a loro che rivolgiamo il nostro riverente pensiero e, ove non ci fossero più, le nostre modeste preghiere.

 

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*N.B.: Documento redatto dal Sig. Pietro Bova, in occasione della giornata dedicata alla Memoria, nell’ambito dei festeggiamenti patronali –Scilla, 20 Agosto 2015