SCILLA, L’ABITUDINE ALLE SCINTILLE E…CELENTANO

ScillascintillaSpengono le luci, tacciono le voci e nel buio senti sussurrar…” così cantava Celentano giusto cinquant’anni fa.

Spente le luci dell’ultima scintilla della prima “notte bianca” scillese, è tornato il silenzio della quiete degli istanti che precedono l’alba, nel buio che sta per cedere il passo al nuovo giorno, si sono sentite sussurrare diverse voci: quelle dei commenti all’evento clou dell’estate scillese.

Diciamolo subito: l’idea è senz’altro valida e si tratta senz’altro di un’esperienza da ripetere nei prossimi anni. Vedere quel gran numero di persone (sono state stimate circa trentacinquemila presenze, indigeni -sia residenti che di ritorno per le ferie- compresi), ha fatto certo una gran bella impressione. Senz’altro variegata è stata l’offerta del pacchetto turistico “notte bianca”.

Già il titolo scelto per la manifestazione “Scilla -la notte scintilla”, indicava che sarebbe stata una notte diversa dal normale, anche se nella mente di molti ha rievocato la filastrocca imparata da piccoli “…Scilla, quattro casi e ‘na scintilla”, che ha fatto un po’ sorridere e…tornare bambini. Tornando seri, di scintille ce n’è stata più di una, e non mi riferisco soltanto a quelle proiettate sulla rupe del castello Ruffo.

Vedere, anzi quasi non vedere le strade di Chianalea -tante erano le persone che percorrevano la via Grotte, in entrambe le direzioni, da e verso il porto.

Vedere l’intera via Marina, libera da auto e motorini, diventare “più grande” e spaziosa, tanto che le pur numerose presenze non sono sono state sufficienti a occuparla per intero e, perciò, sono apparse poche agli occhi poco allenati alle folle. Nella mia memoria, per ricordare un’affluenza di pubblico simile, devo tornare parecchio indietro -credo fosse l’estate del 1979- quando Domenico Modugno arrivò in barca sulla spiaggia di marina Grande, sulle note di “‘U piscispada”. Fu un evento che sicuramente ricordano ancora in tantissimi.

Vedere piazza San Rocco animata com’è capitato poche volte -a meno a memoria di chi scrive.

Vedere, infine, il castello Ruffo trasformarsi, finalmente!, in un vero castello. Era ora!!

Se permettete, parto proprio da quest’ultimo, dal castello che tutti ci invidiano. Mi piacerebbe molto se l’antico maniero (come dicono quelli che hanno le scuole), fosse sempre come, dico SEMPRE, così come lo abbiamo visto l’altra sera: imbandierato, con figuranti in abiti d’epoca a far magari anche da ciceroni, con musica medievale in sottofondo. Mi piacerebbe e, credo, piacerebbe a molti di coloro che lo hanno visitato in occasione della “notte bianca”.

Come fare? Beh, non penso sia molto difficile: i giovani, che magari sono laureati in lingua o storia dell’arte o hanno titoli proprio in ambito turistico, invece di pensare su quale treno saltar su per andare via all’estero, potrebbero pensare a costituire una società, una cooperativa per far sì che quello che oggi è un servizio di semplice guida turistica e di “portineria”, si trasformi in vera e propria attrazione turistica permanente.

Il servizio reso consentirebbe di poter contare su maggiori risorse, certamente in grado di autofinanziare gli stessi addetti. Così facendo, il Comune potrebbe “liberare” dall’attuale incarico gli impiegati comunali (o parte di essi, che hanno magari qualifiche o preparazione personale in tutt’altro settore) che svolgono attualmente il servizio presso il castello, destinandoli ad altri incarichi presso gli uffici comunali che, a occhio, hanno molto bisogno di ulteriore personale.

Un’ulteriore attrattiva turistica, sempre legata al castello Ruffo, potrebbe essere costituita dalla video-proiezione sulla facciata del castello, di messaggi promozionali o da utilizzare in occasione di eventi speciali.

Sappiamo -non è uno scherzo, ve lo assicuro- che ci sono già richieste perché la stessa tecnica di proiezione possa essere utilizzata per una proposta speciale…. Insomma, si potrebbe rendere il simbolo di Scilla una vera e propria insegna turistica. Sembra un’idea pazza, ma non credo lo sia poi tanto, sempre adottando i dovuti accorgimenti tecnico-legali per evitarne eventuali abusi, che risulterebbero sicuramente inappropriati.

mangiano fagioliUn’ultima annotazione riguardo al castello: va bene che, come ci hanno insegnato Bud Spencer e Giuliano Gemma, anche gli angeli mangiano fagioli, e quindi anche il principe Ruffo, a suo tempo. Ma vederseli offerti al castello, mi è sembrata una cosa poco principesca, se non altro perché i fagioli erano per lo più il nutrimento del popolo. Sulla tavola dei Ruffo c’era sicuramente di meglio.

Ma quella di sabato scorso è stata la prima “notte bianca” scillese e, proprio perché si è trattato di una prima volta, non sono mancate le imperfezioni, gli aspetti da migliorare e, in ultimo, le conseguenti lamentele e proteste.

C’è chi ha lamentato l’appropriatezza del “karaoke” a Chianalea: in effetti, poiché la parte musicale è stata concentrata in gran parte su Marina Grande, il karaoke allo scalo è sembrato a molti un vero e proprio pesce fuor d’acqua.

Molto apprezzati sono stati gli spettacoli in piazza San Rocco e il “Festival del Cinema” svoltosi nella piazzetta dello Scoglio d’Ulisse, con lo svolgimento del Gran Galà della cerimonia di consegna del Premio OMERO. Riguardo a quest’ultimo, consentiteci un’annotazione: sulla locandina dell’evento, si parlava solo di “Festival del Cinema”, senza alcun altra specificazione. In verità, come precisato dal comunicato stampa pubblicato su tutti i siti d’informazione locali, si è trattato soltanto della cerimonia conclusiva del premio. In effetti, parlare di “Festival” è un tantinello fuorviante, nel senso che la stessa parola fa pensare a un evento che si sviluppa su più giornate, con la proiezione dei film, giudicati da una giuria. Perciò, sulla locandina, sarebbe stato più corretto parlare di cerimonia di consegna del premio Omero e non di Festival.

FilmFestival LogoAl riguardo, andando indietro con la memoria, per esclusivo amore per la storia, mi sembra opportuno ricordare che un vero e proprio Cinefilm Festival si svolse in effetti a Scilla (con alcune proiezioni anche a Bagnara) nel gennaio 2007. Fu un’esperienza sì una tantum, ma che ebbe un riscontro di pubblico molto positivo.

Quell’esperienza, incrociata con il singolo evento inserito nell’ambito della “notte bianca”, a molti ha fatto pensare subito a una trasformazione.

Sì, trasformare l’evento di una notte, in una rassegna annuale, da svolgersi -per esempio- nell’arco dei fine settimana (da venerdi a domenica) tra giugno e agosto, anche in varie locations del centro urbano di Scilla, mutuando un po’ quanto già accade da anni in altre realtà a noi limitrofe (vedi Pentedattilo).

Molti ristoratori -in particolare a Marina Grande- hanno lamentato un calo di presenze rispetto a un sabato “normale”. In massima parte per via del fatto che arrivare nei locali non è stato a dire il vero semplicissimo. In ogni caso, è da considerare che i ristoranti, sono i più svantaggiati in occasione di eventi simili, proprio in virtù della loro stessa attività: in pochi si siederebbero a tavola alle quattro di mattina.

Ho lasciato per ultimo quello che, si prevedeva, è stato il vero punctum dolens della nottata: il servizio navetta.

Riporto soltanto due segnalazioni, pubblicate su “Scilla Pagina Ufficiale” su facebook:

«Servizio navetta carente. Il trenino doveva arrivare fino alla marina ed evitare che si formassero file per le "apette". Tra l’altro si pagava 5 euro per 500 metri perché la navetta ti lasciava a Matrice neanche alla piazza per poi pagare il trenino per chi voleva arrivare in piazza per poi ripagare per andare al parcheggio del campo sportivo. E comunque non c’erano solo giovani ma anche persone che non possono camminare spediti e hanno bisogno dei mezzi di trasporto» -Luciana Richichi

«Pessima organizzazione sul servizio navetta e gestione parcheggi…nn è stato coinvolto personale competente con rischi notevoli per la sicurezza e gravi disagi …ci sono state aggressioni verbali e comportamenti animaleschi promossi da una pessima organizzazione…per l affluenza attesa era necessario attivare la protezione civile e personale con esperienza…» -Stefania Giuffrè

«Vorrei fare i complimenti per quanti si sono prodigati a far vivere a Scilla una bella serata. Sicuramente saranno mancate delle piccole accortezze che hanno agevolato qualche furbetto. Un consiglio che mi sento di dare è quello di interdire il traffico (ciclomotori a 2 e a 3 ruote) sul tratto di strada che dal castello porta in piazza, visto che la gente che decide di scendere/salire a piedi rischiava di essere investito dai soliti maleducati nel codice della strada. Ed in ultimo, ma non per questo meno importante, gli organizzatori dell’evento, che facessero un tavolo rotondo anche insieme ai privati che effettuano i servizi navetta (con qualsiasi mezzo) in modo che per la serata dell’evento adottino un’unica tariffa. Il prossimo anno andrà sicuramente meglio!!! COMPLIMENTI ancora.» – Mimino Santoro

Mi sembra che ci sia poco da aggiungere a queste testimonianze, estremamente emblematiche. Aggiungo solo che alcune “apette”, in effetti, le ho viste circolare su a San Giorgio, mentre altre si fermavano a piazza Matrice. Per il futuro, sarebbe il caso di uniformare non solo le tariffe -che dovrebbero essere adeguatamente pubblicizzate, ma anche i percorsi.

Un’ultima considerazione, a scintille spente: se c’è una parola che rimane nella mia mente dopo la “notte bianca” scillese, beh, questa è ABITUDINE. Scilla, nonostante in passato (anche recente e recentissimo) non siano certo mancate le occasioni, non è ancora abituata a confrontarsi con un numero di presenze turistiche elevato, sia che essa si registri nell’arco di un’intera stagione, sia -soprattutto- se ciò accade in una sola giornata.

Se dobbiamo dirla proprio tutta, non ci sono abituati nemmeno i tanti visitatori provenienti dai paesi vicini, senza offesa per nessuno. Proprio nella mattinata di sabato, in spiaggia, mi è capitato di essere vicino d’ombrellone di un gruppo di ragazzi di Reggio. Tra loro, uno (uno solo, preciso), sputava ai quattro venti il suo disprezzo per Scilla, dove –secondo lui: «il mare fa schifo, la spiaggia fa schifo, non c’è mai parcheggio». Stupidi odi personali a parte, dobbiamo ammettere che dalle nostre parti manca l’abitudine ad accogliere i turisti, ma anche a essere turisti.

Ecco, se davvero vogliamo che il nostro paese venga considerata una vera e propria perla turistica, questa abitudine dobbiamo impararla, dobbiamo farcela.

Ci vorrà del tempo, certo, ma dobbiamo prima abituarci ad affrontare i pochi disagi che un turismo di massa inevitabilmente porta con sé. Poi fare il salto verso il turismo, diciamo così, d’élite, che purtroppo è ancora piuttosto lontano da noi. Ma è lì che dobbiamo guardare, è quello il nostro traguardo: il turista che, soddisfatto dei servizi ricevuti a Scilla, come Celentano alla fine della sua canzone, dirà: «Grazie. Prego, grazie, scusi…tornerò»