ECCO PERCHE’ E COME NACQUE L’OSPEDALE “SCILLESI D’AMERICA”

Ancora una volta, pubblichiamo una lettera aperta riguardante l’ex ospedale di Scilla. Diamo voce, ancora una volta, alla testimonianza di chi ha vissuto quegli anni con speranza e, soprattutto, con la fierezza di potersi dire “scigghitani”.

I politici e i burocrati che governano e gestiscono la sanità calabrese l’hanno voluta ignorare, calpestare, cancellare. Ma questa è, rimane e rimarrà per sempre la storia dell’Ospedale "Scillesi d’America", il nostro ospedale. Non dimentichiamocene!

Per conoscenza ai politici e cittadini.

La prima e la seconda guerra mondiale bloccarono l’emigrazione con gli USA, che si riaprì dopo il 1946. Molte furono le famiglie emigrate che si affermarono negli USA, nel campo della cultura, dell’industria, del commercio e della politica, come il Senatore Gioffrè.

Tra i nostri concittadini sono da ricordare valenti professionisti. Tra i giovani emigrati ricordiamo il compianto ingegnere Antonio Famà, inventore dell’antenna parabolica che segnala la velocità degli aerei in rotta; l’inaugurazione della sua invenzione si tenne all’aeroporto internazionale “La guardia di New York”. Molti altri nostri concittadini hanno fatto onore al nostro paese. Noi scillesi dobbiamo molta gratitudine nei confronti dei nostri concittadini emigrati, perché ci sono venuti sempre incontro in molte occasioni. Durante la guerra ci hanno aiutato con l’invio di vestiario e generi alimentari ed, in tempo di pace, si sono adoperati a raccogliere fondi per la ricostruzione della Chiesa di San Rocco. In seguito, i nostri compaesani, che presero l’abitudine dopo la guerra di venire a Scilla per rivedere parenti e amici e respirare l’aria natia, cominciarono a notare tutte le nostre carenze e a farsi obbligo delle nostre necessità. Tra i primi emigrati che tornarono a Scilla nel dicembre del 1947 per passare il Natale con i loro familiari, i signori Francesco Facciolà e Rocco Giordano, che furono spettatori di uno spiacevole inconveniente, il trasporto di un malato in ospedale a mezzo macchina di noleggio, chiamata da Villa San Giovanni. Quell’infermo era Francesco Picone, papà di Rocco, Domenico e Paolo e marito di Siclari Angela. Il medico curante che ordinò il ricovero era il compianto dr. Luigi Sidari, al quale il sig. Facciolà chiese notizie della situazione sanitaria scillese e del malato e seppe, così, che a Scilla non c’era un’autoambulanza per il trasporto degli ammalati a Reggio Calabria in Ospedale.

Nel 1600 il nostro paese aveva un ospedale donato dalla Principessa Giovanna Ruffo. Dopo tre secoli la situazione sanitaria scillese era quella che si era offerta agli occhi del sig. Facciolà e del sig. Giordano, i quali d’accordo con il dr. Sidari ed altri concittadini lanciarono l’idea di sensibilizzare i loro compaesani in America per la raccolta di fondi per offrire agli scillesi almeno una indispensabile autoambulanza. Tornati in America i sigg.ri Facciolà e Giordano intrapresero la nobile crociata. Si rivolsero, per prima, ai più anziani e ai più influenti scillesi d’america, ai sigg.ri: Pietro Cacciaguida, Croce Siclari, Bruno Gioffrè, Toni Bellantoni ed altri e, nella metà di novembre del 1948, convocarono nei locali del sig. Cacciaguida in New York City, i compaesani per esporre la loro lodevole iniziativa, facendo presente che forse per insufficiente tempestività di soccorso Francesco Picone era, intanto, deceduto l’1 febbraio di quell’anno. Il sig. Raimondo Bellantoni fu Orazio assunse l’incarico di propagandare l’iniziativa, bussando a tutte le porte dei nostri concittadini nel Bronx per incontrare il dr. Raffaele Bellantoni, il quale gli fece notare che più dell’ambulanza sarebbe stato più idoneo un progetto di infermeria, tipo piccolo ospedale del paese. Fu così che durante la seduta del 16 gennaio 1949, in Port Chester, nacque l’idea di un Ospedale a Scilla. Il compito era arduo, ma le difficoltà non avvilirono le buone intenzioni.

Nel corso dell’anno 1949 si costituì ufficialmente il Comitato “Scilla Community Hospital Hund”  con i seguenti aderenti: Presidente Antony B. Gioffrè, Vice Presidente J. Dormi, Tesoriere Siclari, Segretario corrispondente Dominik Bellantoni, Segretario alle Finanze Rocco Giordano, Vice Segretario Dominik Fulco, Direttore di pubblicità Rocco Antonio Scarfone, Camillo Pagano e Francesco Facciolà revisori. Come rappresentanti del Comune di Scilla: Bruno Gioffrè (Scilla), Antonio Pirrotta (Scilla), Pietro Cacciaguida (Scilla), Edoardo Bueti (Solano), Rocco Cambareri (Melia), Giuseppe Scarfone (Favazzina). Il 22 luglio 1949 il comitato esecutivo d’America decise di invitare a mezzo lettera alcuni nostri concittadini residente a Scilla, affinchè costituissero un comitato pro erigendo ospedale che agisse in sintonia con la loro organizzazione. I designati eletti ad unanimità in data 3 agosto dello stesso anno, in qualità di Direttori, furono: il dr. Notaio Giuseppe Gioffrè, il dr. Luigi Sidari, il Generale Franco Paladino, il Cavaliere Gaetano Ferrante, la Professoressa Clara De Franco, tutti di Scilla, il sig. Diego Bueti di Solano e l’insegnante Rocco Galante di Favazzina. Con la sua competenza amministrativa, il Notaio Gioffrè avviò l’azione del Comitato Scillese ed il 4 aprile del 1952 il Comune firmò l’atto di cessione del suolo edificatorio e l’incarico del progetto fu dato all’arch. Antonino Bagalà di Palmi. Tale progetto fu inviato in America e approvato dalla Scilla Community, tornò in Italia ed iniziò il suo iter per gli uffici competenti del Genio Civile e di quello sanitario provinciale.

Nel 1953 iniziarono i lavori per la costruzione dell’opera con trattativa privata di tre ditte scillesi, Giuseppe Bellantoni, Vincenzo  Famà, Placido Briganti. I lavori si conclusero, felicemente, con l’inaugurazione nel 1956 del complesso ospedaliero munito di lapide con dicitura “Per munifica donazione degli Scillesi D’America, edificato.”. Il nostro Ospedale Scillesi D’America fu dotato anche delle attrezzature moderne sempre a carico dei nostri concittadini emigrati. L’Ospedale iniziò la sua funzione con l’apertura dei due reparti di chirurgia e ostetricia, con a capo il Direttore Sanitario provvisorio Prof. Pietro Panuccio, che nel 1962, in qualità di Sindaco di Scilla, si recò in America per ringraziare, personalmente, i nostri concittadini. Il 2 marzo 1961, con decreto del medico provinciale, venne iscritto nel nostro ospedale il seguente personale sanitario: Dott. Domenico Panuccio chirurgo, dr. Rocco Morabito generico, dr. Michele Punturieri ostetrico, dr. Giorgio Barresi radiologo, dr. Giovanni Currò pediatra, dr. Giuseppe Fedele dermosifilopatico, dr. Filippo Caserta analista. I dottori Giovanni Currò e Roberto Fava prestavano servizio di assistenza ai ricoverati. Il 5 aprile del 1961 il nostro ospedale perfezionava le convenzioni di assistenza con le varie: Cassa Mutua, Coltivatori Diretti, Artigiani, INADEL e Commercianti. Con la riforma sanitaria l’Ospedale Scillese D’America veniva riconosciuto Ente Morale, potendo usufruire di finanziamenti da parte dello Stato. L’impegno del personale sanitario dei primi decenni fece crescere l’ospedale, divenendo, così, una struttura efficiente con vari reparti. C’era soltanto da augurarsi che non andasse sprecato il sacrificio di oltre 50 anni di impegno.

Da diversi anni a questa parte, invece, la riforma sanitaria ha, purtroppo, fortemente, penalizzato l’Ospedale Scillesi D’America, svuotandolo di reparti e di servizi sanitari essenziali per i cittadini scillesi e per i cittadini di tutto il comprensorio, assistendo fino ad oggi alla chiusura dei vari reparti ed alla riconversione in Casa della Salute. In questi anni, non si è stati capaci di ascoltare le proteste provenienti dagli enti locali,  dai cittadini scillesi e dai cittadini scillesi d’america. Ringraziamo, per questo, i politici del bel regalo che stanno consegnando oggi, non solo agli scillesi ed a tutti i pazienti del circondario, ma anche agli scillesi d’america, che con tanto amore si sono prodigati per la realizzazione di un ospedale a Scilla. Si chiede, pertanto, ai politici di turno di dare una risposta chiara, se hanno il coraggio, sulle sorti dell’ospedale a noi scillesi ed, in particolar modo, a tutte quelle persone che si sono dedicate con sacrifici alla sua costruzione, la cui coscienza è stata di grande altruismo. Concludo, invitando, i politici ed i cittadini a prendere visione della lapide, che esiste ancora oggi, in ricordo ed in onore delle persone più influenti che si sono adoperati per la costruzione dell’Ospedale Scillesi d’America, per essere loro riconoscenti e per far sì che non venga vanificato il sacrificio di oltre 50 anni di impegno.

Rocco Picone