LETTERA DI NATALE A DIO

E’ quasi  Natale, e come tradizione vuole, anche noi del Malasito vogliamo scrivere la nostra bella letterina. Quest’anno però, visto che le cose vanno maluccio in generale, abbiamo deciso di rivolgerci direttamente al Principale, facendo nostro il testo di Letizia Cuzzola che, con il permesso dell’autrice, pubblichiamo di seguito. Buon Natale!

 

Bimba scrive lettera a Babbo Natale Archivio Fotografico - 10782814Caro Dio,

è una tua creatura scribacchina a farsi viva, uso la scrittura perché probabilmente quando hai deciso di darmi la Vita stavi giocando con una penna a inchiostro liquidomoooltoliquido su un foglio sgualcito e non so fare altro.

Chiariamolo subito: non ce l’ho con Te, non spetta certo a me mettere in discussione le tue scelte, le tue decisioni, ma certo è che però qualcosina ogni tanto è opinabile… Lo so, non si inizia una lettera mettendo in discussione il destinatario, ma sai che son polemica soprattutto in questo periodo dell’anno e poi lo dici sempre anche Tu che nella Vita la sincerità è tutto, quindi…

Si avvicina il Natale, hai presente quella festa che avevi segnato in calendario come giornata da dedicare alla santificazione della nascita del tuo Figlio e che noi abbiamo declassato a semplice festa di compleanno con festoni, regali, auguri e buoni propositi? Ecco, non so esattamente quale tradizione richieda che si scriva una lettera a Babbo Natale, Santa Klaus o Gesù Bambino, ma siccome con gli anziani vestiti di rosso e amanti delle renne mi sento a disagio, sono troppo nazionalista per scrivere ad uno straniero e troppo cruda per scrivere ad un bambino, preferisco scrivere a Te che di corrispondenza non credo ne riceva molta.

Ora, non starò qui a chiederTi che non ci siano più nel mondo bambini che muoiono di fame o che vengano debellati tutti i mali che affliggono l’umanità o che invece di nuove guerre scoppi la pace su tutti i regni: un miracolo può essere quasi credibile, ma una roba del genere è troppo anche per Te. Sì, hai letto bene, è troppo anche per Te che ogni migliaio di anni te ne esci con un nuovo testo sacro che diventa un bestseller e tira fuori nuove regole e nuovi conflitti; guarda che se ne sono accorti tutti che non fai altro che prendere la Torah, aggiungere qualche capitolo, limarne qualche altro e far uscire la prima edizione in un paese diverso, che poi tanto diverso non è e scoppiano nuove guerre sul copyright. Posso darti un consiglio? Lascia perdere la Scrittura, organizza qualche bell’evento, una disgrazia qua, una là poi un miracolo là e uno qua e vedi come si inizierà a prenderTi più sul serio, tanto il Nobel per la Letteratura non lo avrai mai come non lo avrò io, lo danno solo se nessuno capisce quello che scrivi o se hai avuto qualche disgrazia nella Vita, ora Tu hai poco da lamentarti se non consideriamo che avresti potuto piangere per la crocifissione di tuo Figlio ma non l’hai fatto, e non perché eri Tu il mandante del misfatto (apprezzo il tuo ottimismo nel credere che l’umanità sarebbe cambiata con un altro omicidio in famiglia, come avvenne con Caino e Abele) ma perché ancora non c’erano programmi come la Vita inDiretta o i telegiornali che mandassero i loro inviati a ricordarci come per la morte di un coniuge o di un genitore ci sia una parola a definire il dolore, mentre per la morte di un figlio non esista neanche quella; e io se mi lamento faccio peccato (vorrei parlare con Te anche della definizione di peccato che è un’altra cosa che trovo piuttosto discutibile, ma se permetti me la riservo come idea editoriale per un’altra pubblicazione).

Non Ti chiederò neanche la felicità perché la felicità non è un regalo ma un desiderio, un tesoro che forgiamo da soli; e poi a me piacciono i regali che si scartano, quelli con la carta kitsch e i fiocchetti, quelli che apri e dici ‘Belliiiiiiiissimoooooo’, mentre in realtà ti stai chiedendo cosa diamine sia o con che coraggio si venda in giro roba del genere.

Non Ti chiederò neanche un principe azzurro o violetto o in bianco e nero, l’Amore non si compra e non si impacchetta, si dà per riceverlo, quindi anche questo non puoi regalarmelo ma devo pensarci da me.

Potrei chiederTi del vile denaro, un assegnino o del pratico cash, ma i miei sarebbero contrari, mi hanno detto che se voglio soldi devo lavorare. Toh! ho trovato, magari potresti suggerire ai miei concittadini che quando un giovane si presta a lavorare onestamente anche per un salario più basso, non lo fa perché è stupido e si accontenta, ma perché ha una famiglia come la mia alle spalle che gli ha insegnato che si può definire lavoro solo quello onesto, quello col sudore della propria fronte e non con quello degli altri e pertanto andrebbe pagato dignitosamente. Oppure, potresti spiegare a chi ci governa che del ponte sullo Stretto non abbiamo che farcene, ché a noi piacciono le cose belle e naturali, ci piace tanto ondeggiare sulle navi traghetto imprecando qualcosa simile a quello che dicono anche i tuoi dipendenti quando ci si sposa : Non osi l’Uomo unire ciò che Dio ha separato, o giù di lì; diglielo che se avessi voluto che Sicilia e Calabria fossero sorelle siamesi non avresti dovuto rivolgerti a volgari ingegneri, ma avresti fatto da Te, e se ti è possibile, regalaci pure due navi e un aliscafo in più in modo da calmierare i costi del traghettamento.

E poi, fammici pensare… cos’altro potrei chiederTi di fattibile…? Ah sì! Questo è facile, l’hai già fatto un paio di secoli fa e ti è riuscito anche bene: puoi far venire un’epidemia di peste in città, così vediamo se al callcenter degli Ospedali Riuniti hanno ancora il coraggio di rispondere sganasciandosi dalle risate che l’ospedale non accetta prenotazioni per visite oculistiche perché ha macchinari guasti da più di un anno, una sola TAC funzionante che viene utilizzata alternando pazienti degenti ad utenti esterni e che hai più di sei mesi di tempo per morire e decomporti prima che arrivi la data prevista per la mammografia che hai prenotato (se dici che è urgente, che hai precedenti in famiglia di cancro al seno e ottimi motivi per credere che qualcosa nel tuo corpo non va la situazione non cambia sai, credimi che riuscirebbero a far passare l’ottimismo e la pazienza anche ad uno come Te); forse davanti all’emergenza vera e di massa qualcosa si smuove, di solito funziona così dalle nostre parti, ci svegliamo solo quando ci arrivano le palle al culo (scusa la volgarità, ma non trovavo altri termini per esprimere il concetto).

Per quest’anno credo di averTi già chiesto abbastanza, ma se proprio non ti dovesse riuscire di trovare un datore di lavoro che segua le regole, un governatore che capisca davvero le esigenze del suo popolo o dovessi avere difficoltà col bacillo della peste, puoi sempre andare in un profano centro commerciale e regalarmi la scatola dellaTwinings, hai presente quella con tutte le bustine da tea che fa tanto gentildonna inglese e che qui in Calafrica non si trova neanche a pagare oro?, o puoi recarti in una fornita libreria e prendermi un buon libro che è sempre il regalo che gradisco di più.

Colgo inoltre l’occasione per ringraziarTi per gli amici trovati e ritrovati in questo anno che sta per concludersi e per il nuovo Ti prego: Dacci le nostre soddisfazioni quotidiane e proteggi e LiberaReggio da ogni male.

Con stima
Tua poco devota ma fiduciosa

Letizia Cuzzola

N.B.: Testo già pubblicato su http://www.liberareggio.org; foto tratta da http://it.123rf.com